29.7.05

E prima?

Dall'intervista di Cesare Lanza a Flavia Vento sul Corriere Magazine di ieri.

L.: Ti viene attribuita una voglia smodata di successo, ambizione senza freni. Per non restare una meteora.

V.: "Meteora a chi? Smodata voglia di successo per fare che? Per arrivare dove? Io sono già Flavia Vento. Da sei anni sono Flavia Vento".

27.7.05

Tifoso è...

... organizzare una serata con gli amici per vedere la Roma che gioca a Bolzano con l'Herta Berlino e incazzarsi perché dopo una buona partita si perde ai rigori. Per di più a oltranza.

20.7.05

Tutti sognatori

Chissà chi comprerà i diritti tv di questo splendido e romantico match.

Come già d’accordo, noi porteremo i palloni e voi il pozol aspro. [...] Speriamo si possa giocare presto. Penso che potremo inviare in Messico un bel gruppo di giocatori, vedremo il periodo. Fateci sapere il luogo più probabile. Se nel DF o a San Cristobal o in una comunità o in un Caracol. Il calcio può essere uno strumento per raggiungere obiettivi importanti ma è già di per sé qualcosa che ci trasforma tutti in bambini e tutti uguali. Tutti sognatori.


(via Football ART)

18.7.05

Sistemi operativi, ma poco innovativi

L'immagine “http://reviews.zdnet.co.uk/i/z/rv/2003/11/longhorn-300x225.jpg” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.

Per lavoro - ma anche per piacere - mi interesso di nuove tecnologie, in particolare di quelle legate al computer (Internet, blog, banda larga e roba simile). Ora, succede che oggi mi imbatta in un articolo di Giuseppe Turani su Affari & Finanza di Repubblica, dove viene presentato "in anteprima" e con discreta enfasi (In un certo senso si può dire che con questo sistema operativo si entrerà sul serio nell'era dell'informatica) il nuovo sistema operativo di Microsoft, Longhorn. Ecco, non so perché (?), ma mi sembra che se ci si dovesse basare solo su quello descritto da Turani non ci sarebbe nulla di innovativo. Mi spiego (in corsivo le citazioni dell'articolo) e chiedo scusa per la lunghezza del post.

Oggi, per lavorare con Windows, molti tengono sullo schermo tutte le iconcine che sono collegate ai vari programmi. In molti casi (e il mio è uno di questi) lo schermo appare come una giungla di iconcine. Con Longhorn (lungo corno o lunga antenna?) tutto ciò non sarà più necessario. Quando infatti si andrà a aprire il menù "start", dove si trova l'elenco dei programmi, non trovate nessun elenco, ma una casella: basterà scrivere le prime lettere del programma che cercate e subito vi apparirà il nome per esteso, ciccate e si parte. Insomma, basterà scrivere "exc" per vedere scattare Excel. O Photo per vedere partire Photoshop. E così via. La stessa vale ovviamente anche per le cartelle personali di lavoro. E quindi si può cominciare a tenere lo schermo pulito, senza più quella selva di iconcine che oggi ci consente di trovare in fretta il programma o la cartella che ci interessa.


Quindi non posso più accedere a un file con solo doppio clic e se non mi ricordo come si chiama il documento da aprire sono fottuto.

Se voi avete un notebook che usate sia a casa che in ufficio, può essere che in ufficio vi servano certe cartelle e a casa altre. Ebbene, il notebook attrezzato con Longhorn dovrebbe essere in grado di capire (in base ai collegamenti che trova) se siete a casa o in ufficio, e a quel punto predisporrà le cose sullo schermo nel modo da voi desiderato. Ma questa è solo una delle magie. La seconda è ancora più interessante e riguarda quelli che, per lavoro, fanno spesso delle riunioni aziendali. Di norma, in queste riunioni, arriva uno con il suo notebook e poi comincia a proiettare su uno schermo le cose che vuole spiegare o fare vedere agli altri. Ebbene, con Longhorn questo non sarà più necessario. Tutti arriveranno nella sala riunioni con il loro bravo notebook. Il sistema operativo sarà in grado di individuare tutti i notebook presenti e stabilità una specie di sottorete aziendale (che riguarda quella stanza) e quindi l'oratore dovrà solo richiamare i documenti che gli interessano sul proprio schermo: essi appariranno come d'incanto anche sugli schermi degli altri presenti in sala. La cosa, naturalmente, vale per tutti i notebook. In sostanza, invece di passarsi i fogli di carta con su tabelle e appunti, sarà sufficiente richiamare le cose sul nostro schermo e subito appariranno anche sugli schermi degli altri partecipanti alla riunione.


Se ho capito bene, quindi, non sarò agevolato se a casa vorrò utilizzare delle cartelle dell'ufficio. E poi, non uno, ma tutti dovranno avere un notebook per partecipare a una riunione. E infine: la condivisione di documenti, anche senza cavi, mi sembra che esista da un bel po'.

I
tecnici di Microsoft hanno introdotto le finestre "glass". Finestre, cioè, che sembrano fatte di vetro. Il che significa che quando aprite un menù non vi trovate di fronte al solito rettangolo (bianco o colorato) che cancella tutto quello che c'è dietro. E quindi se come sfondo usate la fotografia della vostra fidanzata, dei vostri figlioli o del Monte Bianco, quell'immagine continuerà a sorridervi dallo schermo.

Devo commentare?

P.s.: Ho una toeria sulle tecnologie (che poi non è la mia): devono semplificare quello che voglio io, non quello che vogliono gli altri.

Bim bum ba-le giù

Veramente ben fatto l'ultimo numero di Limes. Parla di calcio (La palla non è rotonda, Calcio e potere, i confini della Fifa, alla conquista delle curve) in tutti suoi aspetti: tattica, storia (interessante l'articolo sul rapporto tra dittatura e football), potere degli sponsor, malaffare italiano (e straniero), ultrà. Insomma lo consiglio. Ci sono poi due racconti molto belli: Il Presidente di Antonio Pennacchi e Quando Maracanà era un parcheggio di Franz Gustincich. Quest'ultimo mi ha emozionato, pensando a quando non facevo altro che giocare a pallone e mio nonno, per chiamarmi, era costretto a urlare dalla finestra della cucina (quarto piano di un palazzo romano): era ora di cena.

Le squadre erano formate dai ragazzini che abitavano lì intorno: si sceglievano tra i presenti i due riconosciuti più forti ed abili nel gioco del pallone – questo scatenava un'accesa competizione – e... bim bum ba-le giù!, chi vinceva la conta iniziava a scegliere i membri della sua squadra, poi a turno, fino all'esaurimento dei giocatori. Gli ultimi sue scelti erano consacrati “piedi storti”, e non sarebbe valsa a nulla una successiva riabilitazione, magari segnando sedici gol di fila.

Prima dell'inizio si preparavano le porte ammonticchiando degli oggetti per simulare i pali, e si sceglieva il campo, sempre a pari e dispari. I vincitori si prendevano naturalmente la metà campo in salita. Poi bisognava stabilire le regole, perché se in un campo regolare si possono applicare le norme universali del calcio, su un terreno di gioco improvvisato bisognava considera altre variabili, come il fermo, quando il pallone – generalmente un “super tele” da 150 lire – si incastrava sotto un'automobile; o le regole d'uscita dei giocatori chiusi tra due auto in sosta; e anche la non punibilità di un fallo di mano se questo era volontariamente provocato allo scopo di salvare il pallone dalle fauci del portiere - “Testa d'uovo” era soprannominato a causa dell'ampia fronte, e non sapeva scrivere – del palazzo in direzione della porta in discesa.

15.7.05

Stampa malvagia (e anche un po' comunista)

A proposito dell'affare Rove, Bush ha dichiarato:

"This is a serious investigation. It is very important for people not to prejudge the investigation based on media reports".

A me ricorda qualcuno.

P.s.: primo post mandato dal nuovo telefonino collegato a una rete Wi-Fi. Ognuno ha le proprie soddisfazioni.

8.7.05

Due (forse tre) neuroni

Così parlò Gennaro Gattuso: "Con il passaggio alla difesa a tre ci sarà un posto in più a centrocampo".

Chi spiega a Ringhio che con la difesa a tre e un centrocampo a quattro tra Seedorf, lui e Pirlo uno va in panchina?

(via A.C. Milan)

6.7.05

Colpi (in testa) di mercato

Do you remember Rivaldo?

P.s.: Ho poi una teoria su Vieri: porta sfiga. Hai visto mai che l'Inter il prossimo anno...

2.7.05

Compagni illuminati

L'immagine “http://www.patriagrande.net/mexico/ezln/1995.jpg” non può essere visualizzata poiché contiene degli errori.

In questi giorni sto leggendo Morti scomodi, romanzo a quattro mani di Taibo II e del subcomandante Marcos. Il libro è divertente (che bravo Marcos, su Taibo non avevo dubbi) ed è ambientato nella selva Lacandona del Chiapas e a Città del Messico, il che mi coinvolge visto che 11 mesi fa ero lì a leggere i gialli di Taibo.

Ora però arriva la notizia che Marcos scioglie l'esercito e che fonderà una specie di partito. Ma come? Proprio ora? Di colpo il libro mi sembra invecchiato di dieci anni, come leggere un romanzo sull'Unione Sovietica o su Berlino prima dell'89. Vabbé, me ne farò una ragione. Anche perché, il "sub" (che sarà subissato di critiche dai duri e puri) ha fatto la scelta giusta: inutile pensare di risolvere i problemi del Chiapas (e del Messico) stando solo rifugiati in una foresta. Finora questa tattica gli ha portato consensi (e non solo) da tutto il mondo e ha fatto conoscere l'ingiustizia che vive il Chiapas, creando un movimento internazionale che non lo lascerà mai solo. Ma ora era arrivato il momento di cambiare e di sporcarsi le mani per ottenere qualcosa di più.

Lo capisse anche qualche "movimentaro" delle nostre parti, forse potremmo fare a meno di clericali o ex sindaci di Roma.


"È giunta l'ora di rischiare e compiere un passo che può essere pericoloso ma una nuova tappa nella lotta degli indios non è più possibile se gli indios non si alleano con gli operai, i contadini, gli studenti, i salariati, con tutti i lavoratori della città e della campagna.... Siamo arrivati a un punto nel quale rischiamo di perdere tutto quello che abbiamo conquistato se non facciamo nulla per andare avanti".