Le squadre erano formate dai ragazzini che abitavano lì intorno: si sceglievano tra i presenti i due riconosciuti più forti ed abili nel gioco del pallone – questo scatenava un'accesa competizione – e... bim bum ba-le giù!, chi vinceva la conta iniziava a scegliere i membri della sua squadra, poi a turno, fino all'esaurimento dei giocatori. Gli ultimi sue scelti erano consacrati “piedi storti”, e non sarebbe valsa a nulla una successiva riabilitazione, magari segnando sedici gol di fila.
Prima dell'inizio si preparavano le porte ammonticchiando degli oggetti per simulare i pali, e si sceglieva il campo, sempre a pari e dispari. I vincitori si prendevano naturalmente la metà campo in salita. Poi bisognava stabilire le regole, perché se in un campo regolare si possono applicare le norme universali del calcio, su un terreno di gioco improvvisato bisognava considera altre variabili, come il fermo, quando il pallone – generalmente un “super tele” da 150 lire – si incastrava sotto un'automobile; o le regole d'uscita dei giocatori chiusi tra due auto in sosta; e anche la non punibilità di un fallo di mano se questo era volontariamente provocato allo scopo di salvare il pallone dalle fauci del portiere - “Testa d'uovo” era soprannominato a causa dell'ampia fronte, e non sapeva scrivere – del palazzo in direzione della porta in discesa.
2 commenti:
Non mi dici cos'è Limes e soprattutto dove lo compro e quanto costa...
rivista di geopolitica diretta da lucio caracciolo, 210 pp., 8,00 euro
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