30.1.04

Concordo (più o meno)

La classifica dei migliori portieri del 2003 secondo l'International Federation of Football History & Statistics.

1. Gianluigi Buffon, Juventus (Italia)
2. Iker Casillas, Real Madrid (Spagna)
3. Oliver Kahn, Bayern Monaco (Germania)
4. Nélson de Jesús e Silva "Dida", Milan (Brasile)
5. Francesco Toldo, Inter (Italia)
6. Roberto Carlos Abbondanzieri, Boca Juniors (Argentina)
6. Timo Hildebrand, Stoccarda (Germania)
8. Timothy Howard, Manchester United (USA)
9. Fabien Barthez, Manchester United (Francia)
10. Peter Cech, Rennes (Repubblica Ceca)
11. Carlo Cudicini, Chelsea (Italia)
11. Ivan Pellizzoli, Roma (Italia)

Il calcio italiano

"Ci sono momenti nei quali un difensore azzurro sta per spazzare il pallone e si trova, per esempio, con le gambe di un norvegese aperte, spalancate. Un meraviglioso invito al tunnel che un uomo libero non potrebbe mai rifiutare. Il giocatore italiano tende a ignorare la tentazione e a spazzare via lo stesso".

Jorge Valdano, Il sogno di Futbolandia, Mondadori, 8,40 euro

Consulenza gratis

Di lui non se ne parla molto, ma mi sento di scommettere su un giocatore tecnicamente, tatticamente e fisicamente davvero molto bravo: Simone Barone (classe 1978) del Parma. Invece di andare a cercare fenomeni (fenomeni?) all'estero consiglierei questo centrocampista alle big italiane.

29.1.04

Da grande faccio l'arbitro

Laurent Viaud è un calciatore francese in forza all'Albacete (Spagna) e a fine stagione smetterà di giocare. Ha espresso la volontà di fare l'arbitro in Francia dopo il termine della sua carriera. E la federazione transalpina ha già fatto sapere che si può fare. Da noi quanto durerebbe una "giacchetta nera" che ha giocato nella Juventus o nell'Inter?

Le cose belle della vita


Dedicato a chi apprezza il matrimonio tra (alta) letteratura e calcio (e a chi capisce lo spagnolo).

28.1.04

Speriamo che sia la volta buona

Il doping resta comunque un problema culturale.

Cristallo di Boemia

"Due grammi? Se li prendi quindici volte al giorno fanno trenta grammi".

Zdenek Zeman a proprosito delle dichiarazioni di Zidane al processo contro la Juve per l'eccessiva somministrazione di farmaci.

27.1.04

In bocca al lupo, Galeone

E' uno di quei tecnici che "allena" e non "amministra" o "gestisce". In grado, cioè, di migliorare tecnicamente e tatticamente i propri giocatori. E l'Ancona ne ha certamente bisogno.

Non ci posso credere, ma visto il personaggio...

Come si fa a esonerare un (bravo) allenatore alla guida di una squadra che da secoli non vede la serie A ed è terza in classifica in serie B? Come si fa a cacciare un tecnico che (finalmente) la domenica faceva divertire una grande città? Come si fa a mandare a casa un mister ben voluto dai giocatori, ora che il traguardo non è poi molto lontano? Eh, presidente Zamparini, come si fa?

Soliti noti

Chi mi spiega con chi ce l'ha il sito del Milan?

26.1.04

E quando torna Inzaghi?

Tra le grandi del campionato italiano, al momento, il Milan è senza dubbio la squadra più in forma e quella che esprime il miglior gioco. Proprio come nella prima parte della scorsa stagione, quando con il solo Inzaghi di punta vinceva partite a ripetizione in Champions League ed era primo in campionato. Poi qualcuno disse che bisognava giocare con due attaccanti di ruolo. E il Milan arrivò terzo in campionato e vinse la Champions League senza mai entusiasmare pareggiando, dai quarti in poi, quattro partite su cinque (unica vittoria al 94° conto l’Ajax). Cosa farà, quest’anno, Ancelotti?

Calcio d'autore

Quando si dice: "Una parata artistica"



Carlo Carrà, Partita di calcio, 1934, olio su tela, Galleria Comunale d'Arte Moderna, Roma

25.1.04

Un Buffon mancato

Ho da poco finito di vedere Dribbling e guardando il servizio su Viganò mi è venuta in mente una cosa: ma perché quasi sempre i calciatori da ragazzini non giocavano nel ruolo in cui poi sono diventati famosi? Tizio giocava centravanti ma è diventato un grande terzino destro, Caio faveca il libero ma poi si è trasformato in uno straordinario trequartista. Forse sono un gran portiere e non lo saprò mai. Ma da piccolo mio padre mi diceva che nel calcio era importante fare gol e l'ho preso alla lettera giocando punta.

24.1.04

Un tarocco è per sempre

Ecco una personalissima formazione dei giocatori più sopravvalutati degli ultimi anni. Sicuramente me ne sto dimenticando qualcuno, ma si gioca in 11.

Modulo 4-3-1-2: Barthez, Salgado, Legrottaglie, Ferdinand, Coco, S. Conceicao, Beckham, Mendieta, Rivaldo, Tristan, Owen.

23.1.04

Mi sembra giusto

La comunità gay croata ha scelto l'Inghilterra, nel senso che ai prossimi Campionati Europei di Portogallo, tiferà per la Nazionale di Eriksson contro quella a scacchi biancorossi. Alla base della "ribellione" le dichiarazioni omofobiche del ct della Croazia Otto Baric, che ha definito gli omosessuali "individui anormali" e "pericolosi per la gioventù sana del paese". L'Inghilterra nella prima fase della rassegna continetale è inserita nello stesso girone della Croazia.

"Il nostro selezionatore" ha spiegato dalle colonne del "Sun" il portavoce del gruppo per i diriti delle persone gay Anto Tomic "mostra di avere un'ignoranza che ha davvero poco di comprensibile, chiediamo che la Federcalcio nazionale intervenga e punisca il ct, e per ora ci dichiariamo a favore di una squadra il cui paese è invece da sempre in prima linea per la tutela delle minoranze sessuali".

Rincara la dose Dorino Manzin, presidente di "Iskorak" (letteralmente "Un passo avanti") "Baric dovrebbe vergognarsi, ma non è una novità in una realtà come la nostra in cui il richiamo a forti valori cattolici, o meglio, oscurantisti, è di lunga data. Già in passato un altro tecnico, Miroslav Blazevic, allenatore anche della Dinamo Zagabria, aveva parlato in termini dispregiativi dei gay, incitando i nazionali a fare molto sesso, rigorosamente eterosessuale, ovviamente. Invece queste persone dovrebbero preoccuparsi di far giocare bene la Nazionale, non dei gusti sessuali di calciatori o cittadini".

Notizia presa da Sportal.it

21.1.04

Neanche per la mia squadra di Subbuteo

Questa la classifica dei dieci allenatori più bravi del 2003, secondo l’International Federation of Football History & Statistics. Vedendo il vincitore, mi rendo conto che il calcio è veramente opinabile.

1. Carlos Bianchi, Boca Juniors (Argentina)
2. Carlo Ancelotti, Milan (Italia)
3. Marcello Lippi, Juventus (Italia)
4. Alexander Ferguson, Manchester United (Inghilterra)
5. Arsène Wenger, Arsenal (Inghilterra)
6. Felix Magath, Stoccarda (Germania)
7. José Mourinho, Porto (Portogallo)
8. Fabio Capello, Roma (Italia)
9. Vicente del Bosque, Real Madrid (Spagna)
10. Emerson Leão, Santos (Brasile)

Un campione, forse

Roberto Baggio ha deciso (forse) di ritirarsi a fine stagione. Il calcio italiano (e non solo) perderà un grandissimo campione. Ma l'altro giorno mi sono andato rivedere la carriera del Divin Codino: a parte l'Italia di Usa '94 e, ovviamente, Brescia e Bologna in nessuna squadra è stato decisivo. L'anno che ha vinto lo scudetto con la Juventus ha giocato pochissimo (era la stagione dell'esplosione del primo Del Piero); al Milan, quando ha rivinto il tricolore, Capello gli preferiva Simone, ottima spalla per Weah. Insomma, se si fa eccezione del Pallone d’Oro, di suo ha vinto ben poco. Forse sarà stata solo sfortuna. Forse.

Il calcio di rigore

Avevano scelto lui, e lui non poteva rifiutare. L'avevano scelto per le sue doti, per il suo carattere, ma soprattutto per quel suo fenomenale piede destro, un laser a detta del mister; Duillio doveva tirare un calcio di rigore e non poteva sbagliare.

La partita era stata fino a quel momento abbastanza noiosa, era una finale del resto, le squadre arroccate sulle loro linee, pensavano più a difendere, che a far pressing; poi il fallo, giusto pochi attimi prima del triplice fischio, quando ormai gli spettatori si pregustavano i supplementari, forse per un attimo di distrazione, un fuorigioco male impostato, sta di fatto che l'arbitro aveva indicato immediatamente il centro dell'area, senza neanche consultare il guardalinee, sicuramente sollevato per questo.

Ora spettava a lui, al numero 7, al suo magico destro. Tra i compagni di squadra c'era chi lo tranquillizzava e chi lo incitava, tutti molto preoccupati, ma più leggeri, soavi, ad una spanna almeno sopra di lui; gli tiravano pacche sulle spalle, gli sussurravano che la vittoria era vicina, ma nessuno che si azzardava a dirgli che in caso di destino avverso non sarebbe stato lui il capro espiatorio, l'incapace che non sapeva neanche tirare un rigore, perché si sa come la pensa la gente, che quando un rigore viene parato, non è merito del portiere, ma colpa di chi l'ha calciato. Ma Duillio non ascoltava, guardava solamente quel pallone così tondo tra le sue mani, e pensava, pensava a De Gregori, al suo Nino, anche lui numero 7, anche lui alle prese con un calcio di rigore, al tiraccio di Baggio e alle lacrime di capitan Baresi in quella tanto sfortunata finale dei mondiali 1994, al sonoro "stunc" della traversa presa da Di Biagio quattro anni dopo; non voleva che finisse così.

Sensazioni, immagini, parole che lasciano il segno nella vita di un giovane, che non ti fanno mai dimenticare, nel bene e nel male, quegli attimi, gli attimi in cui ti tiri su i calzerotti e t'infili la maglia nei pantaloncini, perché è così che ti ha insegnato tuo padre, gli attimi in cui ti guardi intorno e vedi il pubblico, il dodicesimo giocatore, che ti incita, ti sbeffeggia, inneggia al tuo nome, gli attimi in cui poggi il pallone su quel cerchio bianco in mezzo all'area, ad undici metri dalla porta, attimi che ti rimangono segnati sulla pelle, che il tempo non lava, ma incide.

E giunse il suo momento. Duillio spolverò il pallone, in fondo doveva essere un suo alleato, se lo rigirò tra le mani indeciso in quale posizione poggiarlo, poi decise che una valeva l'altra, in fondo non ci aveva mai creduto, e lo posò semplicemente sul dischetto.

Alzò gli occhi e vide il portiere. Cappellino rigirato, braccia allargate, maglietta multicolor, troppo appariscente per i gusti di Duillio, pantaloncini e tuta sporchi di terra, sorriso per l'occasione stampato in faccia; pronto e concentrato già da qualche minuto, preciso sulla linea di porta, forse un po' spostato sulla destra, terribilmente puerile, faceva venire una gran voglia di tirarli una bomba proprio lì, dove il presuntuoso aveva lasciato quello spazio tanto invitante. Ma no, Duillio, aveva già deciso avrebbe tirato come suo solito; un tiro piazzato, preciso, deciso e chiaramente sulla destra.

Si guardò intorno ancora un attimo, poi si rivolse al cielo, scandì a mezza bocca le parole di una preghiera, breve, di qualche secondo, seguita da un rapido segno della croce; che ipocrita pensò tra se e se Duillio, in chiesa ci andava sì e no per Natale, ma questo pensiero fu talmente veloce che la coscienza di Duillio non se ne accorse neppure.

Il silenzio improvvisamente si fece largo sul campo di gioco, basta ripensamenti, ora non ci si poteva più tirare indietro.

Duillio prese qualche metro di distanza dal pallone, il giusto per una buona rincorsa, poi guardò l'allenatore, chissà cosa s'aspettava, forse uno sguardo teso o un gesto d'incoraggiamento, invece il mister lo guardava sorridendo, sereno; un brivido pervase la schiena del ragazzo e finalmente pensò che comunque fosse andata, quel sorriso gli sarebbe rimasto per sempre nel cuore. Il silenzio venne fragorosamente rotto dal fischio dell'arbitro, Duillio partì, senza indugio, guardando fisso il portiere, calciò il pallone come non aveva mai fatto prima, un collo pieno, dritto sotto il sette, il portiere si lanciò ma invano.

La parrocchia esplose in un boato, talmente forte da coprire perfino il triplice fischio dell'arbitro; Duillio corse verso i compagni, felice, entusiasta, mentre il mister, don Giulio, lo guardava da lontano, quel dodicenne dalle gambe tanto secche, per il suo modesto parere di ex giocatore, aveva della stoffa.

Alla consegna delle medaglie e della coppa Duillio non smise mai di sorridere, ma il suo pensiero era già altrove, a casa, con la sua famiglia dove almeno per quella sera non si sarebbe parlato d'altro che di quel fenomenale calcio di rigore.

Racconto preso dal sito http://www.cacillo.it/testi.htm

20.1.04

Il Massimo del peggio

Ora, Massimo Moratti sarà sicuramente una bravissima persona e (forse) uno straordinario imprenditore. Ma Bianchi, Suarez, Hodgson (due volte), Castellini (2 volte), Simoni, Lucescu, Lippi, Tardelli, Cuper e Zaccheroni li ha scelti lui. A questa lista, onestamente, mi sembra che manchi solo Topo Gigio e George Clooney. Avrà anche sbagliato per troppa passione, ma c'è un limite a tutto.

P.s.: Anche se non tifo Inter confermo la mia candidatura (di qualche giorno fa) a direttore generale dei nerazzurri. Una possibilità non si nega a nessuno.

Tim Tum Tam

“Mi stupisce, imprevedibile, una circolare arrivata venerdì a tutte le redazioni sportive, su carta intestata della Lega calcio e con firma di Adriano Galliani. Nella sede centrale c’è stato un infruttuoso dibattito, nella mia sede periferica è arrivata ieri e ho letto: “I Campionati di Serie A e di Serie B e la competizione agonistica ex Coppa Italia, sono stati denominati ufficialmente fin dal 2001 «Serie A TIM», «Serie B TIM» e «TIMCup» ed i relativi loghi sono registrati in abbinamento inscindibile con la denominazione TIM. Vi sarò pertanto grato dell’adeguamento delle diciture da Voi fino ad oggi utilizzate alle corrette denominazioni ufficiali sopra riportate. Cordiali saluti”. Ricambiati. Non entro nel discorso grafico e gergale (diciture sono le didascalie, in genere, mentre è probabile che Galliani si riferisca al logo nelle testatine) ma io piuttosto di scrivere TIMCup porto qualche anemone sull’avello della Coppa Italia. Però capisco, in qualche modo intuisco e mi metto in regola. Usciamo da una settimana di ex Coppa Italia e campionato di A e B e ci stiamo entrando. Non pago gli arretrati (succede, pare) ma anticipo una decina di giorni. Tim. Tim Tim. Tim Tim Tim. Tim Tim Tim Tim. Tim Tim. Dream Tim. E già che ci siamo (par condicio) Tom, Tem, Tum, Tam, Tamtam (è giornalismo di fantasia). Cloppete clop".

da Gianni Mura, "Sette giorni di cattivi pensieri", La Repubblica 18/01/2004

19.1.04

Peccato

Oggi al primo convegno nazionale “La tutela della salute nelle attività sportive e la lotta contro il doping” svolto all'Istituto Superio di Sanità c'erano medici, politici, scienziati, giuristi, dirigenti del Coni e giornalisti. Neanche un atleta. Peccato.

Il cucchiaio è una cosa, il pallonetto un'altra

Non vorrei passare per purista del gergo calcistico ma vorrei sottolineare a tutti quelli che ora si riempiono la bocca della parola "cucchiaio", che quest'ultimo termine sta a indicare quel gesto tecnico che consente sì, al pallone di alzarsi, ma con il collo del piede e una spinta della gamba che accompagnano la sfera (per gli appassionati, il gol di Poborsky contro il Portogallo agli Europei del 1996). Il pallonetto è invece un termine più generico (che comprende quindi anche il cucchiaio) e sta a indicare quella giocata per cui il pallone supera in altezza il portiere o un altro calciatore e finisce o (possibilmente) in rete o, nel secondo caso, allo stesso giocatore che ha fatto la giocata.

18.1.04

No, anche lui, no. E' troppo

Dopo averci regalato qualche anno fa le prestazioni del mitico "El ratton" Sergio Zarate, l'Ancona ha preso in prestito dal Bolton Mario Jardel. Lo staff di Mai dire gol si prepari.

Il controllo? Lo faccio doping

Visto che i rifiuti al controllo antidoping sul sangue sono stati "di coppia" (due su due del Napoli, due su due del Genoa e due su due del Brescia come se ci fosse un chiaro suggerimento da parte della società) propongo che quando un calciatore non accetta il prelievo, si passi a un suo compagno fino a quando non si trova qualcuno che accetta. Per evitare che ogni squadra abbia i suoi due sorteggiati fissi, la domenica successiva, però, il controllo non si può ripetere sugli stessi.

Tv e calcio: si salvi chi può/2

Altri dieci buoni motivi per spegnere la tv quando appare un pallone:

1- La pettinatura di Franco Lauro.

2- Il punto di Pietro Calabrese (direttore Gazzetta) al Processo di Biscardi.

3- Carlo Longi e Paola Ferrari eredi del mitico Paolo Valenti a 90° Minuto.

4- "Fine 1° tempo: tutti a bere un té caldo".

5- Un gradissimo come Maradona a Biscardivenerdì (questa è la sua vera sconfitta personale, altro che la droga).

6- Elisabetta Canalis, Massimo Giletti e Lamberto Sposini (che si crede anche un buon tecnico) che parlano di calcio.

7- Controcampo che sta diventando come il Processo di Biscardi.

8- La scelta di togliere la trasmissione della Rai sul calcio internazionale (l'unica veramente guardabile anche se alle 2 di notte).

9- Carlo Pellegatti che intervista Adriano Galliani.

10- Franco Melli.

17.1.04

Mi consenta...

Oggi su La Repubblica c'è una bella intervista di Gianni Mura a Giovanni Galeone. Ecco un passaggio (si parla delle dimissioni di Zoff dopo le critiche di Berlusconi per non aver fatto marcare a uomo Zidane nella finale di Euro 2000):
Galeone: Zoff non doveva dimettersi per le critiche di Berlusconi dopo Francia Italia.
Mura: Lei al posto suo cosa avrebbe fatto?
Galeone: Avrei cordialmente mandato affanculo Berlusconi.
Mura: Smusso il concetto?
Galeone: No. Se Berlusconi mi avesse chiamato in privato, gli avrei spiegato la mia decisione su Zidane. Se, come ha fatto con Zoff, mi avesse pubblicamente messo alla berlina, l'avrei mandato affanculo.

La bellezza è (quasi) tutto

Il presidente della Fifa Blatter ha consigliato alle calciatrici di essere più sexy: "Le giocatrici di pallone dovrebbero prendere esempio dalle loro colleghe della pallavolo, indossando divise più femminili. Per esempio, potrebbero portare dei calzoncini più aderenti". Per fortuna Blatter non pensa agli uomini: in quel caso uno come Gattuso potrebbe praticare solo la scherma...

P.s.: Forse Blatter prima di parlare dovrebbe comprarsi degli specchi per la casa.

Il ruolo più difficile

SOLITUDINE DI UN PORTIERE DI CALCIO



Era mia, mia, mia
l'ho gridato e non hai sentito
su di lui ti sei precipitato
l'hai atterrato.
Solo davanti
a questa porta spalancata
mentre il centravanti mi guarda.
Solo quando c'è il rigore
vi ricordate di me,
del vostro portiere
ditemi perchè.

Era fuori, fuori, fuori
il fallo era fuori dell'area
quel cretino d'arbitro è arrivato
ha fischiato.
Solo davanti a voi centomila
che ansiosi spiate.
Solo quando c'è il rigore
vi ricordate di me,
del vostro portiere
ditemi perché.

E dai tira, tira, tira
cosa aspetti a finirmi?
vedo il pallone calciato che arriva
come una locomotiva
e sono solo nel cielo
mentre volo incontro al tiro
e voi trattenete il respiro.
Solo quando c'è il rigore
vi ricordate di me, lo so
del vostro portiere
chissà se parerò.

Stefano Benni

Tv e calcio: si salvi chi può

Dieci buoni motivi (non in ordine) per spegnere la tv quando appare un pallone:

1- La moviola e la supermoviola.

2- "Sciabolata dall'altra parte del campo".

3- Ivan Zazzaroni e la retorica del suo maestro: Italo Cucci.

4- I capelli di Piccinini.

5- Galeazzi che conduce la Domenica Sportiva.

6- Vianello a Pressing Champions League: ma che ci sta a fare?

7- Le differite di Pressing Champions League: sono così noiose che sembrano più lunghe delle partite.

8- Le trasmissioni delle tv locali (a parte uno o due casi).

9- Le statistiche di Tosatti che dice che il Perugia non si salverà mai per diversi motivi: a) perché erano 28 anni che non perdeva con la Roma; b) perché Di Loreto ha fatto solo due gol ed era dal '74 che un difensore dei Grifoni non faceva così pochi gol; c) perché era dall'ultima volta che sono retrocessi che non avevano un portiere alto 201 cm; d) perché rispetto all'anno scorso (è evidente) hanno 20 (sotto radice quadrata) punti in meno. Qualcuno potrebbe chiedersi: "E tutto questo che c'entra?". Appunto.

10- La sapienza tattica di Carlo Nesti: "E' chiaro che la nazionale (allenatore Sacchi) si è schierata con un 3-5-2". Arrigo ancora non si è ancora ripreso.

Elio Corno vs. Gianni Rivera

L'altro giorno un mio amico inglese mi ha chiesto: "Come mai in Italia le trasmissioni calcistiche parlano soprattutto degli errori arbitrali e (quasi) mai di un bel gol di Nedved, Totti o Kakà? E poi, perché a parlare di calcio vengono chiamati giornalisti e opinionisti (?) e poche volte grandi ex-calciatori? Da noi le trasmissioni si fanno con Lineker o altre stelle del passato. Forse da voi Elio Corno è più importante di Gianni Rivera?". Segue mio imbarazzo.

16.1.04

Voglio diventare il direttore generale dell'Inter

Frey, Panucci, Chivu (l'aveva preso ma Cuper ha pensato bene che era meglio Materazzi), Simic, Roberto Carlos, Seedorf, Simeone, Pirlo, Del Vecchio, Ronaldo, Mutu. Nonostante qualche giocatore discutibile mi sembra che questa squadra sia più forte dell'Inter attuale. E ora pensano di cedere anche Vieri. Ma chi la fa la campagna acquisti/cessioni: mamma Ebe?

14.1.04

Vittima

"Sono un ex calciatore di serie A. Ho girato squadre grandi e piccole (Genoa, Milan, Torino, Varese, Catanzaro, Ternana, Roma, Verona, Cesena Bologna), e quasi tutte mi hanno pagato con soldi neri, che si chiamavano "fuoribusta". [...]

In nome degli interessi affaristici della società che mi stipendiava, e anche per aumentare il mio valore di giocatore, in certi periodi mi sono dopato (a parte i risultati "combinati" e le scommesse clandestine, certo). Quella del doping non era una mia iniziativa (ero troppo idiota anche per decidere liberamente un fatto del genere), ma una decisione dell'allenatore o del medico sociale, e io ero pronto a ubbidire perché era un interesse comune: mi sentivo un furbastro, un macho-gladiatore disposto a tutto pur di vincere, e vincere voleva dire successo e soldi, per me e per la società.

Erano gli anni Settanta, e il calcio professionistico cominciava a essere quello che è diventato oggi: non uno sport, ma un'industria. [...]

Quando giocavo io, in ballo c'erano milioni; oggi ci sono i miliardi. E oggi, con le società di calcio quotate in Borsa, le vittorie e le sconfitte calcistiche non sono più fatti sportivi ma economici. L'aspetto sportivo è solo il pretesto per il business, è la biada per il parco-buoi dei tifosi. Quei rincoglioniti di tifosi che ancora credono alla "bandiera" e sono attaccati alla "maglia", facendo finta di non capire che presidenti, dirigenti, allenatori e giocatori sono attaccati solo ai propri affari, e l'unica bandiera che hanno è il portafoglio. [...]

E' un sistema che non sarà possibile cambiare, almeno fino a quando nel calcio continueranno a farla da padroni personaggi come Luciano Moggi, Franco Carraro e Adriano Galliani".

Carlo Petrini, L'espresso, 15 gennaio 2004

Si scoperchierà mai la pentola?

In attesa che parli qualcuno in attività.

Curiosità

Non riesco a capire perché i giornalisti sportivi non facciano un'indagine seria sul doping. Eppure i punti di partenza ci sono (dichiarazioni di Ravanelli, di Zeman, di Cascarino e di molti altri ex calciatori). Forse hanno paura che salti il giocattolo e vadano a spasso? Comprensibile, ma almeno non si dichiarino liberi.

Per capirsi subito



Formazione ideale (in realtà ogni tanto cambio, ma questa è una delle migliori): Preud'homme, Stam, Nesta, Baresi, Maldini, Rijkaard, Falcao, Zidane, Henry, Van Basten, Maradona. Modulo: 4-3-3

13.1.04

Fischio d'inizio

Da piccolo mio padre non voleva che andassi allo stadio

Quando ci andai per la prima volta capii perché

Era geloso