30.6.04

Demagogia pallonara

Ultimamente un po' dappertutto (tv, radio, ma anche qualche blog) non si fa altro che parlare dei calciatori azzurri come delle signorine viziate (con tutto il rispetto per quest'ulitime), capaci solo di prendere soldi (e spenderli in barche), di acconciarsi i capelli nel modo più bizzarro, di trescare con qualche letterina con il risultato di giocare male, anzi in modo ridicolo.

Basta. Non se ne può più. Uno della propria vita fa qualche che cavolo gli pare. Ieri sera ho visto Bishcardi e la banda di Linus su Raidue nel pieno delirio demagogico. Ma populismo per populismo: quanto guadagnano loro? Qualcuno si è mai permesso di dire che se una trasmissione va male è colpa dei capelli di Zazzaroni, del colorito (più che artificiale) di Caputi, delle innumerevoli plastiche della Ferrari o della pettinatura scolpita del rosso di La7?

Se si perde, si perde non perché si guadagna tanto, ma perché si è più scarsi o fuori forma: non ci sono altre motivazioni. E poi i calciatori (come tutte le persone) sono da sempre così. Non c'è mica tanta differenza (estetica) tra i capelli "a rasoio" di Gianni Rivera negli anni '60-'70 e il codino di Camoranesi.

28.6.04

Epoisti

In fondo, in fondo spero non sia vero.

25.6.04

Farsa Italiana Giuoco Calcio

Perché Carraro si è dimesso se poi sapeva che le sue dimissioni sarebbero state respinte? E soprattutto: perché sono state respinte? Il fallimento di Corea e Portogallo non sono forse due buoni motivi?

Viviamo proprio (e non solo per questo) in una Repubblica delle Banane. Marce.

24.6.04

Tv intelligente

La notizia peggiore dall'inizio dell'Europeo: dopo Italia-Bulgaria dell'altra sera, il 17% dei televisori era sintonizzato su La7 per vedere il Prosciesso di Bishcardi. Incommentabile.

23.6.04

Lippi? No grazie

Ci sono i testimoni: dopo la partita di ieri ero incazzato come una iena. Ce l’avevo con tutti: con Trapattoni che aveva fatto giocare sempre Del Piero (dimenticando Cassano contro la Danimarca e Di Vaio contro la Svezia); con Del Piero e la Uliveto; con Totti in lizza per lo Scatarro d’oro, con Pirlo che riceverà il Metronomo alla carriera e con Vieri tra i papabili per il Cervello di platino. Ma non solo: anche con i nordici che erano stati gli artefici del più grande crimine della storia dell’umanità. E anche un po’ con Cassano che, essendo un vero fenomeno, con quel gol al 94’ è riuscito perfino a dare un filo di alibi a tutta la nostra armata Brancaleone. Oggi mi sono un po' calmato e i nordici mi sono più simpatici di ieri sera (non ci voleva poi molto). E provo a fare una piccola (e serena) analisi.

Cosa succederà dopo quello che il massimo esponente (ironico) del giornalismo italiano, Xavier Jacobelli, ha definito con una botta di lirismo “Patatrap”? Un fatto è certo: Trapattoni tornerà a casa. E si fanno molti nomi per il sostituto, due su tutti: Gentile e Lippi. Sul primo chiedo pietà: dopo quello che ci ha fatto vedere agli Europei Under 21 che sì ha vinto, ma contro nazionali prive di C. Ronaldo e soci. Anche sull’ex allenatore della Juve (meglio di Gentile, si capisce) ho qualche riserva: poche idee disordinate e molto spesso anche sbagliate.

Alla nazionale italiana servirebbe un allenatore capace innanzitutto di essere un bravo selezionatore, convocando i giocatori più bravi e in forma e non quelli che bevono acqua Uliveto anche in business class dove è tutto gratis. Un c.t. che durante le amichevoli provi sempre la stessa squadra per 80/90 minuti e non (con tutto il rispetto) i vari Di Natale, Nervo, Bazzani e Diana, se poi sa che non li porterà. Un mister in grado di dare un minimo di gioco: scegliere un modulo e proseguire con quello, non come Trapattoni partito con il 4-2-3-1 (per questo aveva convocato quattro centrocampisti centrali), per poi cambiarlo (4-3-3) e ritrovarsi tra squalificati e infortunati alla metà del secondo tempo di ieri con un solo giocatore (e che giocatore: Pirlo) nel ruolo di centrale della linea mediana.

Insomma la scelta non è facile ed è inutile dire che vorrei un allenatore capace di dare, non dico tanto, una piccola scossa: Del Neri o De Biasi, ma mi rendo conto che sono poco più che due provocazioni. Meglio di Gentile e Lippi, però. Ecco perché, anche se qualcuno mi prenderà per matto, penso che la soluzione ideale al momento si chiami – udite, udite – Zoff.

22.6.04

Batusalemme

Quando si dice: "programmare il futuro".

21.6.04

Uomini o giornalisti?

Ammesso che qualcuno si sia inventato il litigio tra Buffon e Vieri (che secondo me era meglio se la prendeva di mano), perché Bobo si dovrebbe sentir offeso come uomo?

20.6.04

Sospetti illegittimi

Ho l'impressione che siamo così sospettosi sul risultato della partita Svezia-Danimarca perché al posto loro noi cercheremmo il 2 a 2.

17.6.04

A morte Totti!

Nella vicenda Totti-lama credo che su un punto tutto il mondo (o quasi) sia d’accordo: il capitano della Roma ha sbagliato. E, aggiungo io, di grosso. Primo perché ha offeso in modo gravissimo un suo collega. Secondo, perché priverà per tre partite (sempre che si riesca ad andare avanti) l’Italia delle sue prestazioni. Terzo, perché il clima intorno alla nazionale non è poi così calmo, e ora diventerà ancora più agitato. Quarto, per lui: Totti ha sputato anche sulla sua immagine.

Per tutte queste ragioni pagherà: tre turni di squalifica. Si può discutere sul fatto che siano troppi o pochi, ma non li ha sanzionati né lui né la Federcalcio italiana, bensì l’Uefa che dovrebbe essere al di sopra delle parti.

Nonostante questo iter (sputo-denuncia-inchiesta-squalifica) c’è già chi (vedi il commento anonimo al post qui sotto), come un avvoltoio, chiede la testa di Totti: è il solito “coatto”; non dovrebbe mettere più piede in nazionale; andrebbe squalificato fino al 2100 (casomai avesse una carriera più lunga della media). Insomma, andrebbe cancellato dalla storia del calcio.

Questo non mi piace. Una persona, anche se nel suo campo ha una grossa responsabilità, ha il diritto di sbagliare e il dovere, poi, di pagare. È successo a campioni come Zidane e Rijkaard e nessuno si è permesso di dire che erano due tamarri di periferia. Totti ha sbagliato e ora, giustamente, secondo le regole dell’Uefa (e non divine) pagherà. Non mi sembra il caso di trasformarsi in forcaioli o vestirsi da moralisti appena qualcuno sbaglia. Ma, si sa, in Italia, è lo sport preferito. Anche più del calcio.

16.6.04

Lama Totti

Da notare lo stile del danese che non reagisce.

15.6.04

Trap-pole

Se bisogna far giocare Del Piero (o Cassano) seconda punta con Totti trequartista, ha senso Camoranesi a centrocampo? Non sarebbe meglio giocare con la difesa a tre, un centrocampo a quattro con Oddo e Zambrotta sulle fasce. Altrimenti il rischio è quello di una linea mediana scoperta e una squadra lunga. Mica poco.

12.6.04

Cassanate

"Mitt'a Cassano!", "Metti Cassano". L'urlo dei tifosi di Barivecchia (e non solo?), il secco invito al Trap a gettare nella mischia il folletto romanista è diventato uno slogan politico. Anzi, la bandiera elettorale di Michele Emiliano, leader della lista civica, candidato sindaco a Bari. Magistrato, 45 anni, dice di avere scelto Cassano come simbolo positivo della sua città, ma anche per la sua voglia di riscattarsi e di emergere. "Mitt'a Cassano, vota Emiliano". Lo slogan, dicono nel comitato elettorale, funziona a meraviglia. In fondo, Totò non gridava: "Vota Antonio, vota Antonio"?

Fonte: Corsera di ieri.

P.s.: A proposito di elezioni: mi raccomando.

10.6.04

Giudizi d'oltremanica

Nell'inserto dedicato a Euro 2004 del Financial Times un articolo sull'ultima (speriamo) occasione di riscatto in nazionale per Del Piero. Ecco le prime righe del pezzo.

"The Italian national team is haunted by the memory of their defeat to South Korea in the 2002 World Cup but at the least they have been able to subsume some of that grief in cospiracy theories about how they were cheated out of a semi-final place".

7.6.04

Chiacchiere da bar

Un po' di domande sui (presunti) movimenti di mercato di alcune squadre.

1- Perché il Real Madrid è interessato a Vieri?
2- Perché il Milan (che ha Borriello) sarebbe interessato a Corradi?
3- Perché la Juventus non dà un bel po' di soldi a Trezeguet e se lo tiene, invece di cercare un altro centravanti?
4- Perché la Roma cerca Perrotta: ha forse intenzione di non puntare neanche quest'anno su De Rossi?
5- Perché Galliani parla (oggi su La Repubblica) di un interessamento a Ronaldinho?
6- Se la Juve ha bisogno di ringiovanire la difesa, perché cerca Cannavaro (Fabio)?
7- Anche se questa mossa ci rifarà vedere Zeman in A, perché il Lecce ha abbandonato Delio Rossi?
8- Mourinho è più bravo di Ranieri?
9- Perché l'Inter non ha ceduto ancora Vieri?
10- Che ci farebbe il Milan con Peruzzi?

4.6.04

Complimenti

Anche se non è uno dei miei tecnici preferiti penso che se lo meriti.

Letture pericolose

Ecco cosa intendo quando penso al cattivo giornalismo sportivo.

"Si è fatto crescere un po' di barbetta sul viso da allievo ufficiale. I ragazzi fanno così, nei periodi di passaggio, quando vogliono mandare un segno, quando hanno fretta di crescere. E anche un po' paura. Alberto Gilardino sa che qui, ora, deve essere protagonista: tutti si aspettano molto. Lui anche...

Attacco dell'intervista di Emilio Marrese ad Alberto Gilardino, su La Repubblica di oggi.

Strane richieste

Seedorf si lamenta in nazionale perché non gioca dietro le punte. Ma perché, nel Milan lo fa?

2.6.04

Sos Flamengo

Come direbbe mio nonno: "E' sempre una questione di soldi".

(via Indiscreto.it)

Doping (anonimo) a go go

Leggo sul Corsera di oggi che secondo un sondaggio di Assocalciatori "l'82% dei giocatori ritiene che l'assunzione di sostanze dopanti sia una pratica diffusa nel mondo del pallone professionistico". Urge inchiesta, seria.

Serata Under

Mentre tornavo a casa ieri sera ascoltavo alla radio la partita tra Italia e Croazia under 21. A un certo punto il giornalista in studio è intervenuto dicendo: "Cambia il risultato a Oberhausen, Serbia 2, Montenegro 1". Deduco che i giocatori della Bielorussia (squadra contro cui giocava la Serbia Montenegro) stavano facendo una gara di 400 metri intorno al campo di gioco.

Arrivato a casa, ho acceso la tv e ho visto l'ultima mezzora della partita dell'Italia: le giovani promesse del nostro calcio arroccate in difesa spazzavano ogni pallone che giungeva a meno di 30 metri dalla porta di Amelia. Olé.

1.6.04

Il portiere - 6° (e ultimo) atto

Il portiere spagnolo Ricardo Zamora

Tramontato Buffon, ai primi posti affiorarono insieme Sarti e Vieri, che non ebbero adeguata fortuna in nazionale. Sarti era dotato di strabiliante senso della posizione e questo gli consentiva di trovarsi, miracolosamente, proprio là dove l'avversario indirizzava il tiro. Nonché ritenerlo in possesso di qualità mesmeriche, come Zamora, di lui si pensava che fosse pronto fino all'arguzia: ma questi atteggiamenti gli venivano sicuramente dalla struttura morfologica: nell'emergere improvvisamente e bloccare pareva che alla presa aggiungesse uno sberleffo.

Certo, lo stile di Sarti era ottimo, e però penava molto a conservarsi freddo e sempre presente a se stesso. Qualche volta lo era troppo, sicché pareva si risparmiasse di proposito. Negli ultimi anni i compagni erano giunti a dubitare un poco di lui, non sempre disposto a rischiare nelle uscite basse. In alto era splendido non meno che accorto, se è vero che non ha quasi mai gradito le respinte a pugni: o bloccava, molto plasticamente, o schiaffeggiava con ammirevole freddezza sopra la traversa. Certe sue bloccate in volo orizzontale, specie sulla destra, mi sono rimaste nella memoria come portentosi esempi di stile.

Il carattere di Sarti non era, a vero dire, leonino: egli dunque durò a lungo ma, giunto all'apice della carriera, decadde ben presto e sparì dalla grande ribalta nazionale. Al suo posto, fenomeno piuttosto curioso, assurse quello che per anni gli aveva fatto da riserva nella Fiorentina, Albertosi, che prese parte a due campionati mondiali, in Inghilterra nel 1966 e in Messico nel 1970.

Albertosi è alto e aitante. Il suo stile è sobrio senz'essere limitato. E' buono in alto non meno che a terra. Forse è un po' discontinuo e certo non dà mai l'impressione di compiere miracoli. II suo rendimento e sulla linea della miglior tradizione italiana: egli tuttavia non ha la costanza di Combi né la spericolata baldanza di Ceresoli o di Olivieri. La verita è che di grandissimi portieri non ne abbiamo avuti mai: parecchi hanno toccato apici di rendimento molto notevoli, nessuno ha saputo durare a lungo nella forma del campione autentico. Albertosi ha buona presa e notevole coraggio. Certe sue parate su tiri ravvicinati sono ammirevoli; in compenso, qualche volta si tuffa alla sversata, causando disastri.

Diverso stile ma non maggiore costanza dimostra il suo diretto rivale, Zoff, del quale peraltro è criticabile qualche uscita alta. Nel complesso, ha giornate migliori di entrambi l'interista Vieri, piuttosto portato ai voli appariscenti e perciò destinato a scontare più di tutti il minimo scadimento di forma. Vieri ha per giunta un carattere che definirei eufemisticamente estroverso: per questo non ha mai goduto della fiducia dei tecnici ufficiali. In Messico, all'ultimo mondiale, Vieri era forse preferibile ad Albertosi e a Zoff, tuttavia ha fatto da seconda riserva.

Due annate straordinarie, alla fine d'una carriera in fondo mediocre, ha avuto il vecchio e lungo Cudicini del Milan. Giocava a tennis con ottimi risultati a Trieste quando ha deciso di mettersi in porta, a vent'anni passati. Assunto e lanciato dalla Roma, ogni poco si ammaccava le anche per l'eccessiva magrezza. Quando ormai pareva finito, Nereo Rocco l'ha preso al Milan come riserva di Belli: scaduto il giovane, in un momento critico del campionato, Cudicini è entrato al suo posto ed ha contribuito in misura determinante alla conquista del nono scudetto rossonero.

A quest'annata monstre, l'ultratrentenne Cudicini detto Stralongo ne ha aggiunta un'altra non meno straordinaria, segnalandosi quale miglior portiere della Coppa Campioni. Gli stessi inglesi, ammirati, l'hanno battezzato "il ragno nero". In verità, ha parato l'imparabile senza mai assumere atteggiamenti men che composti. Lungo com'era, parava spesso di piedi i tiri bassi, sui quali non avrebbe avuto il tempo materiale di distendersi. In alto era pressoché imbattibile, e nelle uscite non ha mai dimostrato paura.

Proprio Cudicini ha convinto i critici che un portiere non sia mai da considerarsi maturo prima dei trent'anni. In effetti, solo gli anziani stanno compiendo prodezze nel campionato italiano. Un giovane, per solito, pecca per eccesso di esuberanza, e fallendo gli interventi più ambiziosi si può anche smontare; un anziano invece la sa più lunga, misura i propri gesti e impara a dominarsi. Nonostante questo, io penso che un portiere sia maturo quando è compiutamente atleta, non abbastanza giovane da apparire incompleto nel repertorio tecnico, non abbastanza anziano da perdere entusiasmo alla sua parte, sempre molto difficile e rischiosa.

Ho iniziato il capitolo affermando che portieri si nasce per quanto riguarda la predisposizione psicologica e la statura. Ovviamente, bisogna anche imparare a essere cascatori acrobatici, a effettuare prese e respinte, tuffi a terra e voli in altezza: ma neppure questo basta se al repertorio tecnico non si aggiunge una conoscenza direi anzi un'intuizione specifica dei momenti tattici: quando un'azione avversaria diventa pericolosa, dopo essersi distesa in un certo modo; quando è buono il piazzamento dei compagni e impeccabile la scelta di tempo nell'ultimo tackle o nello stacco decisivo. Essere bravissimi giocolieri e cascatori acrobatici senza capire il calcio giocato - dagli altri - con i piedi non giova più che tanto: ecco perché un portiere impiega anni a dimostrarsi completo.

Quando poi vi riesce, purtroppo è gia vecchio, e la saggia renitenza al teatro gli toglie immancabilmente la ingenua ammirazione del pubblico. Il portiere lo sa e se ne consola con assennata filosofia: nella sua lunga carriera ha avuto modo di conoscere tanta gente, in campo e fuori, in area e fuori area, che ormai gli sembra di saper tutto del calcio: né generalmente si illude. I portieri sono fra i più bravi allenatori una volta finita la carriera agonistica. La ragione è quella che ho detto: fra gli undici membri d'una squadra, sono proprio loro a poter vedere più calcio. Inoltre, sanno che cosa significa opporsi ai gol altrui: del dramma difensivo non gli sfuggono mai battute: e il primo. postulato del calcio è proprio questo: non prendere gol.

Gianni Brera (6-fine) Puntate precedenti: 1, 2, 3, 4 e 5.