29.4.04

Rombo di tuono

Poteva schierarsi con Berlusconi uno che nella sua vita calcistica non ha mai lasciato Cagliari per le invitanti sirene di Juventus e Milan?

Zanettino?

Inter, allarme centrocampo. Farinos squalificato, Zanettino e Almeyda acciaccati, centrali a Lecce saranno capitan Zanetti ed Emre, in porta ancora Fontana?

Da Sportal.it

28.4.04

In(ter)competenza

Ogni settimana Massimo Moratti non perde occasione per parlare e dire sciocchezze. L'ultima è arrivata nei giorni scorsi: "Zaccheroni non deve temere nulla ma è chiaro che è il quarto posto a condizionare le nostre scelte".

Questo vuol dire che dopo sette (dico sette) mesi ancora non ha capito se Zaccheroni fa al caso dell'Inter. Il mister del club nerazzurro sarà quindi giudicato in tre (dico tre) partite: un atteggiamento quanto meno da presidente (pardon, patron) incompetente, incapace di fare un progetto. E quindi di vincere.

A proposito di Blatter

Il commento di Gianni Mura sulla decisione di abolire i pareggi.

"E' il terreno di mezzo tra il paradiso della vittoria e l'inferno della sconfitta, una sorta di purgatorio grigiotto e indolore. Ma fino a un certo punto. Perché chi raggiunge il pareggio, magari nei minuti di recupero, lo festeggia e lo vive come una vittoria, chi lo subisce lo sente come una sconfitta".

27.4.04

Al peggio non c'è mai fine

Vero signor Blatter?

Il portiere - 1° atto

Da oggi per sei martedì consecutivi "posterò" a puntate uno scritto di Gianni Brera sul ruolo del portiere. Ecco il 1° atto.

Calciatori non si nasce, si diventa: ma portieri si nasce. E forse per questo sostiene qualcuno che il portiere non sia propriamente un calciatore. In effetti, non si serve dei piedi se non per effettuare la rimessa in gioco della palla uscita sul fondo, oppure per disperazione, quando non avrebbe altro modo di respingere.

A giocare in porta bisogna sentirsi vocati: questa convinzione mi sono fatto riandando alle mie prime esperienze giovanili. In porta viene sempre lasciato il più piccolo, che non osa ribellarsi alla condanna, oppure il più lungo, inidoneo a correre come gli altri. Può perfino succedere che un aspirante giocatore attraversi una sorta di periodo mistico - forse dipendente dalla stanchezza psicofisica - e che cerchi da se medesimo un esilio se non addirittura una espiazione fra i pali.

Fenomeni del genere occorrono quando il giocatore non è ancora formato e non ha scelto ne si è specializzato per un ruolo. Ma se uno non è vocato, ben presto si spoetizza. La porta è l'ultimo baluardo; la sua difesa è spesso drammatica. Se non si è portati al sacrificio, direi perfino all'eroismo passivo, in porta non si può riuscire. Tuttavia, l'atteggiamento spirituale non è sufficiente. Se manca il fisico, uno si può pure sentire eroe o martire, ma non ne caverà mai nulla.

La struttura morfologica ideale per giocare in porta è quella del longilineo di alta statura, oppure del dismorfico nel quale siano lunghe le braccia, lungo il tronco e relativamente corte le gambe, così da avere il baricentro basso. Purtroppo, riunire in se le doti del gigante agile e coraggioso è fortuna rarissima: solitamente, chi è agile non è forte né solido, chi è alto ed aitante non è agile.

La statura ottima del portiere è di metri 1,80, con ovvie eccezioni per difetto e per eccesso. Un solo portiere è divenuto famoso pur essendo di insufficiente statura, il cecoslovacco Planicka, alto 1,73. Ma può darsi benissimo che la sua fortuna abbia coinciso con quella d'una intera difesa capace di proteggerlo al meglio. Planicka era agile e coraggioso fino allo stoicismo. Nei mondiali 1938 finì un incontro nonostante avesse sofferto una frattura brachiale. La sua storia costituisce la classica eccezione dalla quale viene confermata la regola.

Ben più numerosi i grandi portieri di alta e perfino altissima statura. Fra i giganti si ricordano Swift, inglese, e Jascin, sovietico, rimasto in attività fin oltre i 40 anni. Swift ebbe meritata fama nell'immediato dopoguerra. A una sua memorabile prestazione abbiamo assistito a Torino nel 1948, allorchè la nazionale italiana venne letteralmente umiliata - per insipienza tattica - da una nazionale inglese neppur tanto irresistibile. Swift si trovò in due situazioni pressoché disperate e seppe uscirne da grandissimo campione. Nel primo tempo, premendo gli italiani, si distese orizzontalmente e smanacciò via di sinistra una palla di Carapellese rabbiosamente incornata da pochi passi. Nel secondo, uscì incontro a Valentino Mazzola, liberatosi al gol, e seppe piazzarsi in modo che l'avversario, pure assai bravo, finì per tirargli addosso.

Swift era molto sobrio nello stile e si tuffava solo quando era strettamente necessario. L'agilità era un tantino il suo limite, ma il gigantismo gli consentiva interventi alti assolutamente impossibili agli altri portieri. Di lui ricordo un giudizio non molto gentile ma sostanzialmente giusto. Visto allenarsi e volare ad ogni minima occasione il francese Da Rui, molto portato al gioco plateale, Swift si rifiutò di commentare con parole diverse dalle seguenti: "Non è un portiere, è una scimmia". Il paragone era alquanto offensivo. Tuttavia Da Rui dimostrò di meritarselo in partita. Nonostante i voli avventurosi, fu battuto sette volte di seguito.

Swift non è stato affatto carino nei confronti d'un collega ma qui non si vuol fare moralismo. Della battuta si sarà pure pentito, in qualche occasione meno favorevole a lui: resta comunque il principio, classicamente inglese, che un portiere è costretto a volare, dunque a fare teatro, soltanto quando si trova mal piazzato. E’ questo un assioma del quale ci si dovrebbe ricordare sempre, dal momento che troppi se ne dimenticano spesso e volentieri. (1-continua)

26.4.04

C'mon gunners

Nella mia vita ho avuto la fortuna (cercata) di calpestare il prato dell'Highbury prima di assistere a una partita casalinga dell'Arsenal e di leggere "Febbre a 90" di Nick Hornby. Penso che molti dopo queste esperienze tiferebbero, come me, Arsenal. E come me sarebbero felici.

Occhio Trap

Su Repubblica.it c'è la possibilità di votare la propria rosa (italiana) ideale in vista del prossimo Europeo del 2004. Ecco i miei 23.

Portieri
Buffon, Peruzzi, Toldo.

Difensori
Bonera, Cannavaro, Ferrari, Nesta, Oddo, Panucci, Zambrotta.

Centrocampisti
Ambrosini, Barone, Camoranesi, Fiore, Perrotta, Pirlo, Zanetti.

Attaccanti
Cassano, Corradi, Di Vaio, Miccoli, Totti, Vieri.

Formazione, modulo 4-2-3-1
Buffon; Oddo (Panucci), Nesta, Cannavaro, Zambrotta; Perrotta, Zanetti; Fiore, Totti, Cassano; Vieri.

Colpo di velo

E' solo una supposizione, ma secondo me se questa calciatrice avesse indossato un velo della Nike (o simili) non ci sarebbe stato alcun problema. Altrimenti perché Pinga con la bandana o Davids con gli occhialini continuerebbero a giocare?

23.4.04

Forrest Gump

Come fa un personaggio del genere a riscuotere tanto successo?

22.4.04

Regista o trequartista?

Lo ammetto: è una battuta davvero idiota. Ma non ce l'ho fatta a trattenermi.

Assoli sulla fasce

Ieri sera ho assistito a uno splendido concerto jazz con, tra gli altri, Danilo Rea, Giovanni Tommaso e Roberto Gatto (che bravi!). E ho pensato che in fondo tra il jazz e il calcio c'è una profonda similitudine: tutti (o molti) dicono di conoscerli, ma pochi li capiscono.

20.4.04

Capriole fortunate

Sarà anche bravo (tecnicamente no, però) ma secondo me il gol contro il Bologna di Martins è frutto di un dribbling non fortunoso. Di più.

19.4.04

Ma mi faccia il piacere

Vieri dice che uno come lui, se non gioca, deve allenarsi perché altrimenti con un fisico così pesante non entra mai in condizione. E' infatti noto che le riserve sono esclusivamente giocatori con un peso inferiore ai 70 chili. Altrimenti le panchine non reggono.

18.4.04

Dubbio legittimo

CALCIO: MONDIALI 2006; FIFA PENALIZZA IL CAMERUN; PARTE DA -6 NELLE QUALIFICAZIONI PER BODY INDOSSATO IN CAN (Coppa d’Africa per Nazioni)

(ANSA-AFP) - ZURIGO, 16 APR - La Fifa ha deciso di togliere 6 punti al Camerun per le qualificazioni ai Mondiali del 2006 che cominceranno a giugno, per aver utilizzato una divisa non conforme in occasione della Coppa d'Africa per nazioni 2004 disputata in Tunisia. In quella circostanza, i giocatori del Camerun anziché la tradizionale divisa da gioco composta da maglietta e calzoncini indossarono una tenuta costituita da un unico pezzo realizzata dalla Puma, il loro sponsor.

Il presidente della Fifa Joseph Blatter aveva giudicato quella divisa non conforme alla legge n.4 delle Leggi del gioco e la commissione di disciplina della Fifa, riunita oggi a Zurigo, ha ufficializzato la penalizzazione infliggendo anche un'ammenda di 200.000 franchi svizzeri (128.900 euro) alla federazione camerunese.

Se il Camerun poteva considerarsi favorito del Gruppo 3, nel quale è inserito insieme a Egitto, Costa d'Avorio, Libia, Sudan e Benin, con i 6 punti di handicap dovrà compiere una vera impresa per centrare la prima posizione, l'unica che garantisce il biglietto per i Mondiali. (ANSA).

Appresa la notizia, l'attaccante camerunense Eto'o si è chiesto: "E se la divisa fosse stata dell'Adidas, sponsor dei Mondiali?".

17.4.04

Speriamo giochi male

Non potrei sopportare settimane di titoli sui giornali e Biscardi (o simili) che invocano il ritorno di Roberto Baggio in nazionale.

16.4.04

Non dire El Rife (e Obodo) se non l'hai nel sacco

Pandiani, Walter Gerardo Urquiza. Attaccante del Deportivo La Coruna. 27 anni. Detto El Rifle. Solo i sudamericani sanno trovare soprannomi così esatti per i propri eroi. El rifle, detto così come si scrive, sembra un giustiziere da western messicano alla «brutti, sporchi e cattivi». La battuta «dovremo dare fino all'ultima goccia del nostro sangue, ma rimanere calmi», pronunciata da Pandiani prima della eroica sfida contro gli yankee milanisti in Champions League, avrebbe potuto scrivergliela Sergio Leone. Magari Che Guevara. Vabbè. Quasi. L'uomo che coi gol segnati alla Juventus e al Milan ha contribuito più di tutti all'eliminazione europea delle corazzate del calcio italiano è oggi celebrato da antimilanisti e antijuventini così: «Pandiani, se fossi gay ti amerei». Oppure: «Pandiani, Valeron, Luque e Fran , 4 ministeri per loro nel prossimo governo» (versione antiberlusconiana). Centravanti «opportunista e abile» secondo i tecnici (eufemismo per dire che se non segna gol vale poco), Pandiani è nato a Montevideo e ha indossato la gloriosa maglia del Penarol. Il piccolo mondo antico del calcio uruguagio è scritto tra le sue referenze principali: fu squalificato per dieci giornate nel 1999 per aver dato inizio a una megarissa durante la sfida tra il Penarol e i brasiliani del Flamengo in Coppa Mercosul, ennesima puntata di una rivalità che si perde nella notte dei tempi. Arrivò in Spagna subito dopo, e capì che la vita per lui sarebbe stata dura. Anzi no, lo sapeva già.

Al Deportivo del mistico allenatore basco Javier Irureta concorrevano per lo stesso posto di centravanti Roy Makaay, Diego Tristan e - ruota di scorta - lui. Il primo anno giocò soltanto in Champions League, ma riuscì ugualmente a piazzare un'impresa epica: la rimonta e l'eliminazione del Paris Saint Germain. Vinta la gara di andata a Parigi 3-1, il Depor si trovò sotto di tre gol in casa dopo 55'. Pandiani, ancora in panchina, durante il riscaldamento ebbe un illuminazione: «Non volevo dire niente, per non passare per pazzo. Poi dissi a un compagno `se entro segno tre gol'». Entrò. Segnò tre gol. Il Deportivo vinse 4-3 e passò il turno. I tifosi lo aspettarono all'uscita per gridargli «torero, torero».

Giocò il secondo anno in esilio al Real Mallorca, in coppia con Eto'o. Il giorno della sfida col Deportivo non si fece pregare: segnò tre gol alla squadra che non aveva trovato un posto per lui. Non festeggiò, come si usa in questi casi, ma l'anno successivo tornò a La Coruna. E qui, con Makaay venduto al Bayern, il rapporto con Tristan si incrinò quasi subito. Per due volte sostituito, Tristan si rifiutò di stringere la mano al suo compagno al momento di uscire dal campo. I giornali ci ricamarono sopra. Quando il quotidiano Marca dopo una brutta prestazione di Pandiani titolò «L'ora di Tristan», l'urugagio andò a cercare l'inviato presente allo stadio e lo attaccò al muro: «Tu giochi col pane della mia famiglia! - urlò perché tutti potessero sentire - Mi vuoi rubare i soldi! Ti spacco la faccia!».

El Rifle non nasconde mai la sua storia di figlio di famiglia povera, che rischiò di lasciare il calcio il giorno che morì suo padre e dovette cercare un lavoro per continuare a campare. Ora ha trovato un posto stabile in squadra; è un giocatore moderno che adora Enzo Francescoli e Micheal Jordan, gioca a pallavolo per migliorare il gioco aereo e a ping pong per rilassarsi, guarda volentieri film di fantascienza e balla la musica salsa. Ma non sembra aver dubbi sul come e dove cercare le motivazioni di cui spesso parlano gli allenatori-psicologi. Il bello di Pandiani - che bello non è - è il bello del calcio: it's over till it's over, non dire gatto se non l'hai nel sacco, la partita dura novanta minuti. E poi continua per tutta la vita.

Obodo, Christian Udubuesi. 19 anni. Centrocampista/playmaker del Perugia. In Perugia-Inter 2-3 di domenica scorsa, più che il dibattito sul fuorigioco di Adriano ho trovato esaltante la partita di Obodo. Questo ragazzo nigeriano, nato a Lagos, che gioca da Davids e studia da Jay Jay Ochocha, ha avuto sui piedi almeno tre palloni buonissimi: il primo l'ha mandato sul palo; il secondo - davanti al portiere dopo un triangolo da infarto con Fabiano - l'ha tirato addosso a Toldo; il terzo, un cross in mezzo all'area, gliel'ha rubato il vecchio Hubner che ha segnato.

Pescato chissà come dal Perugia nel club nigeriano Plateau United tre anni fa, da quando ha messo piede in serie A Obodo è sul taccuino delle grandi squadre, come si usa dire: Inter, Juve, Milan, Bayern, Arsenal. La sua mancata convocazione in nazionale per la recente Coppa d'Africa ha già scatenato il dibattito e la polemica nel lontano paese delle aquile e perciò auguriamo a lui ogni bene. Disse una volta Cosmi: «Vorrei rivedere la partita e fermarla su 4-5 giocate di Obodo. Sono da zoom». Forse voleva dire replay, ma ci siamo capiti. Era il 23 dicembre 2002, il giorno che il Perugia perse 1-0 con la Juve.

Quella sera in tv Gaucci si lasciò andare a una sfuriata memorabile e grottesca contro il suo centrocampista Baronio, del quale Obodo ha poi preso stabilmente il posto. Disse senza mezzi termini che Baronio - maglia numero 13 - giocava male e portava sfiga, rivelando che oltretutto prendeva 300 milioni al mese. Poi aggiunse: «Obodo guadagna in un anno un sesto di quello che Baronio prende in un mese. Ve li faccio io i calcoli: prende 50 milioni l'anno. Mi ha chiesto l'aumento. Ma è giovane. Gli ho spiegato che gli voglio bene e che non gli darò nessun aumento. Se gli dessi più soldi lo danneggerei viziandolo, perché i calciatori sono come i bambini». Il bambino Obodo. Avrà ottenuto quell'aumento, nel frattempo? Calcio, mistero agonistico senza fine bello.

Alberto Piccinini, Il Manifesto, 14 aprile 2004

15.4.04

Un pallottoliere, please

Leggo oggi sul Corsera che l'ex difensore dell'Arsenal Tony Adams, attuale allenatore del Wycombe Wanderers (fanalino di coda della Second Division) in una conferenza stampa dopo l'ultima partita (persa) ha dichiarato: "Finché i numeri non ci condanneranno, noi continueremo a lottare e a credere nella salvezza".

Una dichiarazione da allenatore vero. Non c'è che dire. Peccato che l'aritmetica avesse già condannato il Wycombe.

Da Zeman alla reclusione

Brutta vicenda per il centrocampista del Celta Vigo (ex Roma) Rogerio Vagner.

12.4.04

Galacticos a terra

Quando una squadra, anche la più forte al mondo, è fuori forma o ha qualche calciatore infortunato si affida al gioco. Se ce l'ha.

9.4.04

Applausi

Sarebbe stato più bello se anche Mondadori avesse devoluto i soldi del suo incasso. Ma "business is business".

Le Roi

Come al solito, grande qualità in calcioblog.

8.4.04

Ma Totti gioca nel Depor

Idea rubata a Football Art.

Troppo facile

Troppo facile criticare un giocatore, soprattutto dopo una partita disastrosa di tutta la squadra.

Troppo facile sostenere che a 36 anni è ancora uno dei migliori solo perché accanto ha un mostro sacro come Nesta.

Troppo facile dire che in una partita decisiva di un campionato del mondo si è fatto anticipare di testa da un piccoletto come Ahn quando la sua carriera è stata piena di successi.

Troppo facile pensare ora che nonostante sia stato un fenomeno (senza ironia) lo ha aiutato il fatto di essere figlio d'arte.

Ok, tutto troppo facile: ma se Maldini è quello visto negli ultimi mesi perché dovremmo pregarlo di venire agli Europei?

6.4.04

Pensieri Mancini

Con chi ce l'ha il mister dell'Inter Alberto Zaccheroni quando dice: "Io non alleno in Serie A perché ho giocato 500 partite nella massima serie, ma perché ho scalato tutte le categorie, a partire dalla Interregionale."?

5.4.04

Giornalista

"Oggi è il 4 aprile 2004, cioè è lo 04.04.04: non sappiamo se questo significa che Modena-Milan finirà 0-4". (Carlo Pellegatti, Guida al Campionato, Italia 1).

Antonio Dipollina, Schermaglie, La Repubblica di oggi, p. 37

Il calcio in coda

Chiude la celebre rubrica dedicata al calcio di Vittorio Zucconi su Repubblica.it.

2.4.04

I saggi otto orti*

Vi consiglio di non comprare il Corriere della Sera di oggi. O per lo meno di non leggere le pagine sportive. C'è infatti l'ennesima prova di incapacità e incompetenza di Giorgio Tosatti che suggerisce al Trap di ritornare al 4-4-2 e spiega come lo stesso mister della nazionale abbia fatto bene a sostituire, nella recente amichevole con il Portogallo, l'infortunato Di Vaio con il più difensivo Nervo. Basta. Non se ne può più di Tosatti, capace di sparare solo numeri e...

Ma come si fa a dire che non si può giocare con Totti, Vieri e un'altra punta? Scusi Tosatti, ma la Juve come li ha vinti gli ultimi due scudetti? E la Francia che si è aggiudicata il penultimo mondiale e l'europeo del 2000, con quale modulo giocava? Per non parlare del Real o del Milan. Attendo (invano) risposte.

Per concludere: Tosatti è lo stesso personaggio che lo scorso anno si gongolava del fatto che finalmente giustizia era stata fatta: le pragmatiche squadre italiane erano tornate protagoniste in Europa a scapito degli offensivi team spagnoli. Vorrei sapere quest'anno cosa pensa.

*Il titolo di questo post non ha alcun senso. Un po' come gli editoriali di Giorgio Tosatti. È solo l'anagramma del suo nome.

Autoironia (di un tempo)

Tratto da Macchianera.

1.4.04

Tutto previsto (purtroppo)

CON SKY PARTITE SABATO, DOMENICA (MEZZOGIORNO!) E LUNEDI' SERA

Il calcio del futuro è vicinissimo ormai: la tv di Rupert Murdoch, Sky, ha le idee chiare. Si parte già dalla prossima stagione, per arrivare a completare la rivoluzione nel 2005. Ecco come sarà la serie A: si giocheranno due anticipi il sabato (alle 18 e alle 20,30) come adesso, poi la domenica le partite saranno divise in tre orari (una a mezzogiorno o all'una, cinque nel pomeriggio alle 15 e un posticipo alle 20,30) e un posticipo anche il lunedì sera alle 20,30. Si giocherà su tre giorni. Le due grandi novità sono la partita domenicale all'ora di pranzo e il posticipo addirittura al lunedì sera, "come succede d'altronde negli Stati Uniti", ci spiega Giovanni Bruno, direttore sport di Sky.

Insomma, si va verso un campionato di serie A (ma anche di serie B) sempre più spezzatino, sempre più spalmato. Domenica scorsa tutte le partite si sono giocate alle ore 15, ma è stato un caso (i sudamericani dovevano raggiungere le loro nazionali): non succederà più. "Se la domenica tutte le partite si giocassero allo stesso momento, il telespettatore vedrebbe solo quella della propria squadra perdendo tutti i big- match che la settimana calcistica propone. La possibilità di avere più partite nel corso della settimana favorisce un'offerta maggiore", spiega Tullio Camiglieri, direttore comunicazione di Sky.

E i tifosi? Si sa che agli ultrà questo nuovo calcio piace poco o niente, e già l'hanno contestato. Il campionato-spezzatino è osteggiato, così come il decreto: i tifosi stanno studiando un documento unitario e presto faranno sentire la loro voce, sinora inascoltata. Stanno pensando anche ad una marcia (pacifica) come l'anno scorso.

Ma Sky va avanti per la sua strada che deve arrivare a 4 milioni di abbonati: la tv di Murdoch ha ormai il monopolio del calcio criptato, ha tutti i club di serie A e non ha alcuna intenzione di cederne a Gioco Calcio: ma ora vuole fare fruttare davvero l'esclusiva. Ed ecco questo progetto di un nuovo calcio. "Il problema è che in Italia - spiega ancora Camiglieri - i diritti sono pagati in maniera molto salata ma non sono affatto tutelati, le immagini finiscono spesso sugli schermi di tantissime televisioni con un'inflazione che nuoce al settore. Questo mentre Sky spende molto per il diritto all'esclusiva, fermo restando l'aspetto dei diritti in chiaro della Rai. Non si può continuare così, non si possono continuare a vedere 10, 20 telecamere negli stadi...".

Sky chiederà ai club di rispettare l'esclusiva e andrà all'attacco anche della Rai: nel prossimo contratto con la Lega Calcio chiederà l'embargo delle immagini dei gol sino alle ore 20 della domenica: che farà Novantesimo Minuto? Di sicuro Giovanni Bruno sta lavorando ad una Domenica Sportiva, che sarà condotta da Ilaria D'Amico, e partirà già dalla prossima stagione: domenica scorsa sono state fatte le prove generali, "e sono andate benissimo", spiega Bruno. In Rai sono molto preoccupati per il futuro: intanto sta mettendo a punto il programma estivo, dagli Europei di calcio all'Olimpiade passando per il Giro d'Italia. A proposito, al Processo alla tappa dove l'anno scorso c'era "Bisteccone" Galeazzi quest'anno ci sarà Andrea Fusco che già fa Dribbling.

Fulvio Bianchi, Spy Calcio, Repubblica.it