22.5.06

Come si può tifare Italia?

Il mio stato d'animo è come quello di Mino Fuccillo. Che su Il Romanista di oggi dice (ho fatto copia e incolla perché questo editoriale domani verrà sostituito da quello di domani):

Come si dice ladri in tedesco? In uno spot televisivo, inconsapevole ai tempi in cui fu pensato e prodotto, Cannavaro va a scuola appunto di tedesco. Ma quella parola non l’impara. Sarà il caso di colmare la lacuna e apprendere fonetica e grafia dell’aggettivo, ce lo grideranno e ce lo scriveranno quando saremo in Germania, in tedesco e forse pure in inglese, lingua internazionale. Dobbiamo offenderci? Certo, sarà dura: come fai, sbagli.

Come si fa a non tifare per la Nazionale italiana ai Mondiali? Ma anche tifare, come si fa? Come si farà ad avere umana simpatia, identificazione, addirittura transfert con molti, troppi, di quelli che andranno in campo con la maglia azzurra? Ai calciatori non si chiede di essere necessariamente maestri di vita, però palpitare per quel portiere carico di soldi e successo che si gioca due dei numerosi milioni di euro che guadagna e l’unica faccia che ha sulle scommesse fatte di nascosto è aspro, scomodo. E stringere idealmente la mano a quel capitano cui hanno perquisito la casa perché si faceva pagare in nero, è tosta, anzi proprio passa la voglia. E’ lo stesso capitano che a Bari con la sua squadra di club si è esibito nel numero delle tre scimmiette: lui, parola, non vedeva, non sentiva e mai avrebbe parlato. E poi c’è l’allenatore, ha allenato per tanti anni la squadra di Moggi quando c’era Moggi. Quel Moggi che raccontava a molti di poter conoscere, anzi scrivere, anzi dettare, prima del sorteggio i nomi di arbitri e guardalinee di ogni partita. Lo diceva a molti e mai a Lippi? Il problema non è se Lippi ascoltasse i suggerimenti della Gea per le convocazioni, il problema è che Lippi con molta probabilità faceva finta di non sapere quel che Moggi faceva.

E poi in azzurro ci sono un altro difensore e un altro attaccante della stessa squadra che nei confronti della cupola si sono sempre ispirati al mai smentito, nemmeno ora, singolare codice etico che prescrive come primo comandamento l’omertà. E ci sono in azzurro anche altri giocatori di altre squadre che anche loro non sapevano, non vedevano, non fiatavano, nel migliore dei casi stavano come topi, inconsapevoli, nel formaggio. Con le eccezioni sui 23 convocati non si arriva alle dita di una sola mano. Come si fa a tifare sapendo che gira, circola una strana teoria per cui “un buon mondiale cancella tutto”?

Nessuno sapeva, non allenatori, non dirigenti, non arbitri. L’unico a sapere qualcosa doveva essere l’ex ministro Pisanu che, volendo aiutare una squadra di serie C di casa sua, telefona al direttore generale della squadra di Torino in Serie A. Telefona a Moggi perché sa che Moggi aggiusta partite, carriere e classifiche. Glielo aveva detto il servizio segreto del Viminale? No, Pisanu parla con Moggi perché sa che il calcio è fittamente popolato di “collusi, opportunisti, vigliacchi e omertosi”, la definizione è di Arrigo Sacchi che almeno mette anche se stesso in qualche modo nel mucchio.

Ma non è solo il calcio, il pesce, come sempre, puzza dalla testa. Senato della Repubblica, discorso programmatico del capo del nuovo governo, Prodi dice: «Dobbiamo far sì che l’Italia torni a vincere». Voce dall’aula: «Chiama Moggi!». Nessuno ride ma molti, in ogni fila di banchi senatoriali, sorridono. Ecco, forse in economia ce la faremo a restare in serie A. Forse. Ma quel diffuso, amaro e in fondo complice sorridere non è segno di rassegnata esperienza, è la prova dell’assuefazione all’Italia come paese di usi e costumi di serie B. Quelli che sorridono non sono scaltri e navigati uomini di mondo, sono uomini che si sono arresi a che il mondo non sia solo storto ma anche marcio.

Ce ne sono, quel sorriso lo ha svelato, tanti in Senato. Ce n’è addirittura moltitudine nel mondo del calcio. Ragion per cui questo è un mondo che non va aiutato ma espugnato. Ma, se dentro le mura imperversa la peste, di veri assedianti fuori non ce n’è. Anzi, davanti al calcio s’accampa una stramba tribù. Non sono neanche innocentisti, sono “riduzionisti”. Non negano ci fosse imbroglio e truffa, cavillano però che non è reato. E un’altra tribù ingrossa, quella di chi fa i conti del danno economico al calcio se la Juve e altri vanno in serie B. Se sentono la parola etica mettono mano alla pistola. Possono averla vinta? Possibile che tra le tante passi anche una menzogna economica, industriale, di materiale interesse? Se tutto resta com’è, se nessuno paga con la retrocessione, il calcio della prossima stagione sarà come il wrestling, una sceneggiata, una finta che a qualcuno pur piace ma che ha un mercato ridotto, vale tanti soldi in meno. Il vero danno economico verrebbe dal colpo di spugna.

E allora, tifare o no per gli azzurri? Che faccio, quando esulta Totti, gioisco con lui e quando esulta Cannavaro mi giro dall’altra parte? Non lo so, so però che una nazione seria quel portiere, quel capitano e quell’allenatore in Germania non li avrebbe portati. Non fosse altro che per aver il diritto di offendersi e non solo di arrossire quando ci insegneranno come si dice “ladri” in tedesco.

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