28.11.06

Krumiro non sono, ma...

Dunque per venerdì prossimo un giornale per il quale collaboro, L'espresso, ha indetto uno sciopero delle firme. In sostanza si tratta di una agitazione "minore" rispetto a uno sciopero "normale", ma che vuole dimostrare comunque un malessere. Io aderisco. Una pagina che sarebbe dovuta uscire con il mio bel nome sarà senza genitore, ma i soldi li prenderò comunque (almeno credo).

Onestamente non so bene perché ho aderito. Sono fra quelli, infatti, che ritiene che in media la classe (casta?) dei giornalisti sia una categoria di privilegiati. Non nel senso che i diritti che ha sono eccessivi, ma che non se li merita: troppa gente nelle grandi redazioni non fa nulla. Ho comunque aderito allo sciopero perché da krumiro non voglio passare e poi perché tendenzialmente (a parte la Roma) tifo per il più debole (e gli editori certo non lo sono).

La cosa che però mi dà fastidio è che si voglia far passare questo sciopero come un'agitazione che va anche in favore dei precari dell'informazione, con un termine più cool: free-lance. Ecco, almeno questa non ce la date a bere: chiedendo con insistenza (e per questo andando a un muro contro muro) gli scatti di anzianità (fra le peggiori piaghe sociali del secolo, non si potrebbero avere degli scatti di produttività?) si chiede sostanzialmente agli editori di non assumere più giovani (quanto costa a un'azienda un/a venticinquenne assunto/a a tempo indeterminato con gli scatti di anzianità fino a 60 anni?).

Inoltre il sindacato si batte per non applicare la Biagi. Ma, santiddio, ci si vuole rendere conto che senza contratti a termine molti giornalisti non si potrebbero neanche avvicinare a una redazione?

Detto questo, oggi mi hanno girato una mail dalla Consulta Freelance dell'Associazione Stampa Romana (presieduta da David Sassoli). Eccola.

Cari colleghi collaboratori,

in quanto responsabile della Consulta Freelance del nostro sindacato StampaRomana, desidero ringraziarvi per i sacrifici cui vi state (ci stiamo) sottoponendo, nell'ambito di questa durissima vertenza per il rinnovo del contratto, scaduto da quasi due anni.
Ho piena consapevolezza, lo vivo sulla mia pelle, di come gli scioperi pesino sulla nostra fragile condizione, tanto sindacale (perché più degli altri siamo esposti ai ricatti) quanto economica (astenerci dal lavoro ha un'incidenza pesantissima sui nostri già esigui compensi). Noi, più degli interni e degli assunti, paghiamo il nostro status di "esternalizzati", che tanto fa comodo agli editori.
Ma proprio per questa devastante vulnerabilità, proprio per denunciarla e per uscirne, dobbiamo continuare ad appoggiare le iniziative del nostro sindacato, che si annunciano opportunamente forti nelle prossime settimane. Di noi e di una normativa che tuteli il nostro lavoro, gli editori non vogliono saperne.
Un fatto però ci incoraggia: questa vertenza contrattuale, pur riguardando tutta la categoria, è portata avanti in nostro nome, in nome dei "precari". Sono essi a sfatare il mito dei giornalisti come "casta", sono i precari a polarizzare la solidarietà dell'opinione pubblica. Perché ormai è evidente che la nostra precarietà, così simile a quella di tanti altri lavoratori, è il punto debole di tutto il mondo giornalistico: e, insieme, è evidente che tale condizione rende precaria anche la tenuta democratica della stampa, mettendo a rischio l'indipendenza e l'autodeterminazione dei giornalisti.
Forte di questa consapevolezza, vi invito perciò a partecipare compatti a ogni iniziativa futura decisa dai CdR delle vostre testate, in coordinamento con la FNSI e con StampaRomana.
Sarà una battaglia dura e difficile, ma non possiamo permetterci di perderla: e la nostra arma più efficace, quella più temuta dai nostri avversari, è l'unione e la compattezza nell'azione. Ci asteniamo dal lavoro (o dalla firma) oggi, per lavorare sempre meglio domani.
un caro saluto a tutti
Andrea Rustichelli

Della serie: "armiamoci e partite". Il danno per un "esterno" da uno sciopero delle firme è infatti molto maggiore di quello recato a un "interno": perde di visibilità, uno dei pochi strumenti in mano a un free-lance. Ma possibile che a nessuno venga in mente che l'unica battaglia da combattere per i free lance sarebbe quella di alzare le tariffe degli articoli? Tempo fa parlando con un collega tedesco, ho scoperto che loro prendono cinque volte quello che prendono i freelance italiani. Quasi quasi mi metto a scrivere (e firmare) per Bild...

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Federico
sono sempre piu stupefatta.Anch'io ho aderito allo sciopero delle firme, con molto dispiacere(ma non mi pento) per puro spirito di solidarietà nei confronti dei colleghi che me lo hanno chiesto.
Ma davvero si possono scrivere quelle cose impunemente in una lettera ai collaboratori?
Non è affatto vero che questa vertenza è anche a nome dei collaboratori, dei freelance o dei precari per le ragione che hai sisntetizzato tu( ma ce ne sarebbero anche altre).A me è stato chiesto "gentilmente" di aderire e altrettanto "gentilmente" ho aderito.Tant'è che il Cdr del giornale in questione al termine dello sciopero delle firme ha "ringraziato" i collaboratori che vi hanno aderito.Quindi se ringraziano significa che la vertenza in atto in realtà non ci riguardava direttamente.Mi sembra che sia ora di smetterla dunque con le strumentalizzazioni dei freelance

Federico Ferrazza ha detto...

anch'io, nessun pentimento. era solo per precisare,
ciao
F.

Anonimo ha detto...

ma piuttosto che mugugnare nei bassifondi del web (con rispetto), perché non palesate le vostre legittime (per quanto un po' qualunquistiche) perplessità'? i rapporti tra esterni e interni nelle redazioni sono da costruire (il mondo non è già perfetto, ahimè) e sono del tutto fondamentali per ottenere qualcosa: come le richieste economiche. cercate di partecipare un po' meglio, se posso permettermi, alla vita della vostra, della nostra categoria. baci