29.2.04
Finalmente
27.2.04
Le ultime parole famose
Palermo, 7 agosto 1998: “Zeman sta cercando di destabilizzare un po’ l’ambiente, è un terrorista e non merita di farne parte”. Lo ha detto Gianluca Vialli al termine dell'amichevole Parma-Chelsea. Secondo Vialli la federcalcio “se non vuole fare la figura dei buffoni, lo deve squalificare per almeno un anno”.
Fonte: Ansa.
Vialli accusa Zeman di aver dichiarato il falso affermando: “Il mondo del calcio è dominato dalla finanza, oltre che dalle farmacie”.
CALCIO: PERQUISIZIONI IN SEDI SOCIETA' A E B, LEGA E FIGC
Roma, 26 febbraio 2004: Perquisizioni sono in corso da parte della Guardia di Finanza nelle sedi di alcune società sportive di calcio di serie A e B, della Lega Calcio e della Figc. Le perquisizioni sono state disposte nell’ambito dell'inchiesta su presunte irregolarità nei bilanci delle società di cui sono titolari il procuratore reggente Ettore Torri ed i pm Maria Cristina Palaia, Luca Palamara e Silverio Piro.
Fonte: Ansa.
26.2.04
Caro Carlo ti scrivo
(se non consente è la stessa cosa):
si può sfruttare meglio questa rosa,
mica trattarla come una rumenta.
Esigo che Serginho giochi in fascia.
Troppi difetti ormai vengono a galla.
Il principale è il possesso-palla,
abbiamo un centrocampo che s´accascia.
So bene che Galliani la protegge
e se protesto sempre scuse accampa,
so bene che con lei c´è molta stampa,
ma si ricordi: quel che dico è legge.
Io sono il presidente, io sono il tecnico,
io il mecenate, io il finanziatore,
io l´invitto, io l´unto dal Signore,
e io pretendo un Milan pirotecnico.
Io son paziente, ma sono anche dottore
e son pure stratega e traumatologo,
turris eburnea, io, nonché dietologo,
e di calcio profondo intenditore.
Mi riconsenta, ma quant´è sbilenco
il nostro attacco a una punta sola.
Finisce in un imbuto, è la parola,
ogni rapido guizzo di Shevchenko.
Con Shevchenko ci deve stare Inzaghi.
Se Pippo non sta bene, c´è il danese.
Non stan per aria queste mie pretese.
Voglio che il Milan ogni occhio appaghi.
L´albero di Natale lo cancelli,
si riconverta al 4-4-2.
Contano le mie idee e non le sue.
Vedrà, saremo ancor più forti e belli.
Lo dico, creda, con cuore paterno
perché non guardo solo alla classifica
e, tra un´esternazione e una verifica,
devo dar voce al mio travaglio interno.
Essendo Milan, il Milan al bel giuoco
deve votarsi e raddoppiar l´attacco.
No ai lanci lunghi, più colpi di tacco,
e stravincere. Vincere è un po´ poco.
Com´è vero che sono Berlusconi,
com´è vero che lei è Ancelotti.
Faccia tesoro di questi rimbrotti
o altrimenti si tolga dai coglioni.
Gianni Mura
25.2.04
Anche i migliori sbagliano
Qualche giorno fa ho finito di leggere "Il centravanti è stato assassinato verso sera". Non il miglior libro su Carvalho di Manuel Vazquez Montalban ma comunque, a mio giudizio, buono. Interessanti le sue descrizioni (malinconiche) della Barcellona prima delle Olimpiadi del 1992 e di come alcuni speculatori si siano impossessati di zone intoccabili per i vecchi barcellonesi. C'è poi un passo che letto nel 2004, soprattutto in Italia, dimostra come sia difficile fare previsioni storiche. A parlare è Basté de Linyola, presidente della squadra di calcio del Barcellona.
"Da giovane mi sentivo disgraziato perché avrei voluto essere uno straordinario artista: dipingevo, suonavo il pianoforte, scrivevo. Poi pensai che la politica avrebbe dato un senso alla mia vita e fui sul punto di essere uno dei primi politici, ma noi ricchi non godiamo dei favori della stampa e persino gli elettori di destra preferiscono capi più modesti. La gente giustifica la stupidità ma non la ricchezza".
I mister(i) delle grandi di serie A
- Perché Ancelotti ha così paura delle sculacciate del Berlusca? E non gli dice: "Siamo primi in classifica (più che meritatamente, aggiungo io) perché giochiamo con una sola punta. Se facessimo sempre come dice Lei, potremmo, come l'anno scorso, perdere il campionato. Un conto è avere in attacco (come il Real) tutti palleggiatori (anche se Raul da quando c'è Ronaldo si è un po' oscurato); e un altro è avere Inzaghi (record di palleggi: 6) e Shevchenko".
- Perché Capello si ostina a giocare senza un centravanti di ruolo? Da soli Totti e Cassano fanno i fenomeni solo con difese colabrodo (Juve, Siena) ma di fronte a reparti arretrati arcigni o che indovinano la giornata giusta, è molto più difficile.
- Perché Mancini è considerato da molti un messia del calcio? Che cosa ha più di un Prandelli o un Novellino? E poi, che brutti quegli atteggiamenti quando manda a quel paese (vedi Lopez o Inzaghi) i propri giocatori. Sembra di vederlo ai tempi della Sampdoria. Qualcuno, però, gli dovrebbe dire che ha smesso. E un mister, se un suo calciatore sbaglia un gol non lo può guardare con la faccia: "Se ci fossi stato io...".
- Per Zaccheroni, verrebbe da chiedere solamente: Perché Zac, perché? E basta. Entro invece un po' più nel particolare. Si può giocare con Kily Gonzales terzino? Con Stankovic trequartista? E che lancia due punte (Vieri e Adriano) che il pallone non se lo vengono a prendere a centrocampo neanche morti?
- Per Lippi ho già dato il 12 febbraio.
23.2.04
Umorismo svedese
Nils Liedholm a proposito degli ultimi interventi tecnico-tattici del Cavaliere.
A volte ritornano
No, non è una battuta.
20.2.04
Perdite di tempo
19.2.04
Non sono sparito
Se qualcuno si fosse preoccupato (ma non credo), volevo solo avvisare che non ho abbandonato Footblog. Mi trovo solamente a San Francisco per lavoro. Qui è tutto molto "cool", ma dicono che il calcio è uno sport per nulla divertente e per rozzi. Ma senti chi parla.
P.s.: Tornerò quotidianamente da lunedì.
14.2.04
Sono proprio forte
Qualche giorno dopo (5 febbraio) mi arrovello su una questione filosofico-calcistica su chi è più forte tra Maradona e Pelè, affermando che il brasiliano è più completo, forte di testa, atleticamente impeccabile e ambidestro. Oggi Rivera sul Venerdì di Repubblica dice di preferire Pelè perché più completo, ambidestro e più tecnico.
Alzi la mano chi ha fatto la spia.
13.2.04
Le mille rughe della Vecchia Signora
Difesa
- Montero e Ferrara sono ormai un po' anzianotti e iniziano a perdere colpi.
- Anche Thuram sta perdendo lo smalto degli anni migliori e forse risente il fatto che in fin dei conti non è mai stato un terzino destro.
- Legrottaglie è decisamente sopravvalutato.
- Iuliano non è mai stato un grandissimo giocatore ma solo in grado di fare il "suo" in tandem con calciatori più forti come appunto Montero, Ferrara o Thuram.
- Capitolo Zambrotta: temo che ci sia un grosso equivoco. Il fatto che un'ala destra faccia discretamente il terzino sinistro non significa che si sia trasformato in Roberto Carlos. Purtroppo (o per fortuna, dipende per quale squadra si tifa) l’ex giocatore del Bari ha grossi limiti difensivi (soprattutto in termini di esperienza) e secondo me Lippi (e anche il Trap) farebbe meglio a riportarlo nel suo ruolo.
- Pessotto non è un giocatore che fa la differenza.
- Ovviamente Buffon non dà alcuna preoccupazione.
Centrocampo
- Nedved e Tacchinardi mi sembra che si stiano esprimendo con prestazioni di tutto rispetto: sono di certo i più affidabili.
- Camoranesi è troppo discontinuo e molto sopravvalutato perché se è vero che in fase offensiva può essere pericoloso in fase difensiva è quasi nullo. Ripeto: è meglio Zambrotta, che quando gli capita calcia anche di sinistro.
- Di Appiah ho una stima incondizionata: gran bel giocatore e non capisco perché Lippi lo stia facendo giocare così poco.
- Conte: grande cuore e orgoglio ma mi sembra che anche lui (a parte la partita con la Samp) abbia ampiamente iniziato la via del tramonto.
- Maresca è buono, ma è uno di quei giocatori che o ci si punta o rischia di “ammuffire” in panca.
- Tudor: non giudicabile, è quasi sempre rotto.
Attacco
- Qui le note dolenti. Parliamoci chiaro, se si fa eccezione di qualche partita, Del Piero (bravissimo ragazzo, per carità) da quasi sei anni non la sfiora. Qualcuno ricorda un altro giocatore che abbia vissuto così tanto di rendita?
- Miccoli e Di Vaio giocano troppo poco, ma se penso al potenziale offensivo delle altre big non credo che siano all’altezza.
- Trezeguet è un grandissimo bomber, ma se poco assistito…
Allenatore
- Lippi è un ottimo tecnico, non c’è dubbio. Temo però che, al di là dell’aspetto da duro, un po’ come Capello sia fragile caratterialmente. Ogni volta che le cose vanno male, difficilmente riesce a recuperarle. Vedi Inter.
Società
- Buffon, Nedved, Thuram sono straordinari calciatori ma non ci voleva certo Moggi per scoprirli. Mi sembra che le campagne acquisti della Juve degli ultimi anni siano state un vero disastro. Baiocco, Fresi, Brighi, Van der Saar, Zalayeta, Olivera, Legrottaglie, Salas, Fonseca, Pecchia, Oliseh, Moretti e Zenoni sono solo alcuni flop di quello che molti considerano il mago del mercato.
12.2.04
Infatti
Marcello Lippi ha dichiarato che il Milan, se avesse vinto con la Juve, sarebbe stato più elegante della Roma. D'accordo con lui che Totti poteva risparmiarsi il gesto del "quattro" a Tudor, ma notare la compostezza di Galliani dopo un gol della sua squadra. E poi: qualcuno si ricorda di Maresca contro il Torino un paio di anni fa?
Delusione continua
P.s.: E pensare che Liguori e Sofri (Adriano) hanno vissuto in parte lo stesso percorso. Più che la grazia, chiederei uno scambio.
11.2.04
Rui Costa è povero
Domanda di Alberto Costa a Rui Costa (non è un gioco di parole, anche se dirlo mi Costa) in un'intervista apparsa ieri sul Corriere della Sera. Si sta parlando della squadra più accreditata a vincere lo scudetto.
10.2.04
Il vero padre di Cassano
E' il presidente del Chelsea: Roman Abramovic. Per confronti guardare il post del 7 febbraio.
9.2.04
Povera Panini
8.2.04
San Sebastiano e Peter Pan
Antonio, luce rossa da ribelle
di Matteo Patrono
Tre anni fa, quando salutò gli amici di Bari Vecchia e partì alla volta di Roma per andare a giocare con Totti e compagni, Antonio Cassano pensò di aver fatto la cosa giusta. Nonostante tutti gli dicessero che sarebbe stato molto meglio accettare le offerte della Juventus («Torino è triste ma là si vincono gli scudetti»), lui che bastian contrario lo era sin da ragazzino quando si divertiva a provocare l'allenatore colpendo volontariamente la traversa anziché far gol perché «così era più difficile», scelse la Roma perché s'era messo in testa di giocare a tutti i costi col capitano giallorosso che campeggiava da anni sul poster di camera sua. Il presidente Sensi lo pagò quasi 60 miliardi di lire e si gridò allo scandalo perché in fondo era solo un dicottenne brufoloso che giocava il pallone da dio ma aveva ancora tutto da dimostrare. Umberto Agnelli, che lo aveva fatto seguire attentamente, liquidò la faccenda come una questione di stile: «E' bravo, è giovane ma parla un po' troppo...». Questo perché tra le mille leggende che già circolavano sul suo conto (1300 palleggi consecutivi, il colpo a coda di rospo, la passione per i film di Alvaro Vitali) c'era pure quella che lo voleva irridere avversari e compagni di squadra con frasi del tipo «Tieni lo stesso vizio di tua madre, sempre con le gambe aperte!». Che Cassano si sia fermato a Roma è stato probabilmente un bene per tutti: ve lo immaginate con la casacca bianconera uno che fa le corna all'arbitro, guida senza patente, si copre di tatuaggi e dice che l'unica vera passione della sua vita, oltre al calcio, sono le belle donne? Impossibile. Non sarebbe durato neanche il tempo di un ritiro estivo e sarebbe finito in qualche club satellite della vecchia signora a intristirsi nell'attesa di un improbabile ritorno alla base. Basta guardare la fine che ha fatto quest'anno il piccolo grande Miccoli, che in fondo aveva solo i capelli rasati e Che Guevara tatuato sul polpaccio: un talento purissimo appassito in panchina. All'Inter, è ovvio, Cassano si sarebbe trovato più che bene: perché la Beneamata era la sua squadra del cuore (e infatti gli segnò in slalom il primo gol in serie A) e perché lì se non son strani, non li vogliono. Al Milan avrebbe fatto più fatica (soprattutto con la «vecchia guardia») ma sarebbe sicuramente stato il cocco del presidente: sai che risate a raccontarsi le barzellette zozze in barese stretto. Ma alla Juve proprio no: perché là gli bruffoni baciati da Eupalla che mandano a quel paese l'allenatore e lasciano il campo per un tacco di troppo, non sono graditi.
Tre anni dopo, Cassano sembra più che mai convinto di aver fatto la cosa giusta. Un po' alla volta si è conquistato il posto da titolare là davanti, accanto al capitano che da mito è diventato amico, poi nemico e poi di nuovo amico: in campo oramai ci sono momenti che giocano solo loro due e gli altri stanno a guardare. Capello con lui ha alternato il bastone e la carota, molto più la carota ultimamente ma «ricordati che non sei mica Maradona». Le «cassanate», che all'inizio creavano mille imbarazzi a Trigoria («Oh, l'anno prossimo vinco il Pallone d'Oro...»), oramai sono di casa e ci ride su pure l'allenatore: in Germania il giornale sportivo Kicker le ha definite Cassaner. Per il genietto che non vuole crescere mai (e infatti i suoi tifosi lo chiamano Peter Pan), è arrivata pure la chiamata del Trap che dopo il gol all'esordio con la Polonia lo vorrebbe portare agli Europei portoghesi per farlo giocare con Totti e Vieri. «Se mette la testa a posto...», è il ritornello più ricorrente. Lui si dice devoto a Padre Pio e a Sant'Antonio (ma non a San Nicola), ha tagliato i ponti con il padre (un ex contrabbandiere di sigarette che faceva la comparsa nei film di Pasolini) e si è fatto adottare dalla famiglia Totti, mamma Fiorella e papà Enzo, subito ribattezzato «lo sceriffo». A Roma lo amano tutti perché ricorda Maradona (ricorda soltanto) e perché nelle partite che contano la sua luce, altre volte opaca, si accende sempre di rosso. Domani gli tocca la Juve. Ti ricordi, Antonio? Ti ricordi?
Alex, faccia glamour del martire
di Alberto Piccinini
«Del Piero ci pone davanti al paradosso del nuovo calcio, con la sua faccia triste e scettica», scrive Jorge Valdano nel suo ultimo libro Il sogno di Futbolandia. Vero. Guardi il sito internet alexdelpiero.com discretamente animato in flash e con graziosa musichetta di sottofondo, trovi il marchio Adidas in bella mostra e scopri la vita di un uomo-sponsor, di un uomo-beneficenza, di un uomo-testimonial (ah, l'indimenticabile scivolata sul Cepu...), che nel tempo libero gioca a golf e se proprio vuole esagerare resta a casa a seguire il football americano e il basket in tv come faceva da ragazzo, sulle private. Che continua ad amare incondizionatamente i dischi degli U2, ma prima degli allenamenti non si fa mancare nel walkman l'ultimo disco di cui ha parlato la radio (Eminem, l'r'n'b americano...). Fidanzato con Sonia, si sposerà sempre l'anno prossimo. E' l'infinito adolescente gentile e silenzioso, ma la sua biografia è senz'altro perfetta. Fin troppo per essere vera.
La faccia triste - e i gol non più festeggiati - sono una logica conseguenza. Ha sofferto (pseudo) dualismi con Baggio e con Totti (in nazionale), le pene dell'inferno nell'infortunio del `99 e un infinito ritorno pieno di stradine che non portavano da nessuna parte - com'è noto l'avvocato, dopo averlo soprannominato Pinturicchio, trovò che assomigliasse molto a Godot... L'ultimo ritorno Alex lo ha consumato sull'incredibile prato innevato dello stadio di Torino qualche domenica fa: tre gol contro il Siena (due su rigore), calciando un palla arancione tra le buche e gli scivoloni dei difensori. Teneramente, il giorno dopo i titoloni dei giornali erano tutti sull'ennesima magia Alex.
Adesso Del Piero sente dalla panchina lo scalpitare di Miccoli e Di Vaio. Che sono tutt'altra cosa da lui: terrigno e funambolo il primo, fantasioso come un biliardino il secondo. Ma è quanto basta per ripetere il cliché e vellicare la fretta del tifoso e del critico, specie ora che il modulo gotico del Real Madrid (4-2-3-1), adottato da Lippi e Trapattoni per non far intristire in panchina le star, ha lasciato spazio almeno nella Juve a un più realista 4-4-2 (e annunciano che domenica anche Capello userà lo stesso modulo, che si legge in trasparenza così: «c'è poco da scherzare»). Da qui lo scetticismo di Del Piero, il suo prima che quello degli altri.
Essenziale e minimalista nel suo calcio così anni `90, quando gioca bene Del Piero gioca benissimo. E' quasi lo stesso da 10 anni (muscoli a parte): corsa, dribbling, assist, tiro e soprattutto il mitico tiro a giro - da pensare che se non fosse stato per lui il calcio alla playstation (di cui Alex è vorace consumatore) non l'avrebbero neppure inventato. Se gioca male, invece, gioca malissimo, a livello di vittima sacrificale (gli si attribuiscono responsabilità d'ogni genere nei fallimenti della nazionale e della Juve). La verità è che se giocasse male soltanto, in campo neppure lo vedresti, abituato com'è a starsene più volentieri sulla fascia sinistra: come si dice in «calcese» Del Piero «può sempre accendere la luce di una partita che va così così», per questo il mister non lo sostituisce.
Macché: se gioca male dicono che a farlo giocare sono stati gli sponsor. A cominciare dall'Adidas per finire con l'uccellino nazionale dell'acqua Uliveto (quello dove lui, adolescente cresciutello, sta a pranzo dalla mamma e beve minerale). E tutto discenderebbe ovviamente dal «contratto a vita» firmato con la Juve fino al 2008. La vera fregatura di Del Piero è quella di essere un uomo-immagine: lo devi vedere per forza, e poi trafiggerlo. E' il San Sebastiano del calcio nuovissimo.
MVM
P.s.: Ho una lista lunga un chilometro di centravanti che, per la loro incapacità, ammazzerei. E non solo verso sera.
5.2.04
Maradona è meje 'e Pelè?
4.2.04
Ma il Santos è più forte dell'Arsenal?
La classifica dei club più forti del mondo, secondo l'International Federation of Football History & Statistics.
1. Milan (Ita)
2. Real Madrid (Spa)
3. Santos (Bra)
4. Boca Juniors (Arg)
5. Porto (Por)
6. Juventus (Ita)
7. Celtic (Sco)
8. Arsenal (Ing)
9. Manchester Utd (Ing)
10. Lazio (Ita)
11. River Plate (Arg)
11. Cruzeiro (Bra)
13. Inter (Ita)
14. Barcellona (Spa)
14. Bayern Monaco (Ger)
Le altre italiane: 21. Roma; 37. Parma; 50. Perugia.
Non solo calcio
3.2.04
Se la Roma rincorre la Lazio
2.2.04
Ma dai, ma dai, ma dai
Ma Stankovic non è un trequartista
P.s.: Ovviamente se va via Zaccheroni e a fine anno arriva un allenatore che dietro gioca a 4, il discorso cambia. E non di poco.