28.1.05
Campione del mondo
Bella intervista a Enzo Bearzot di Gianni Mura su Repubblica di oggi. Credo che anche se si ha una visione diversa di come giocare a calcio, si può avere un'idea comune del football.
"Io quella sera, dopo il Brasile, mi sentivo già campione del mondo. Perché la Polonia l'avevamo già incontrata, faceva melina, abbiamo sbagliato un sacco di gol ma eravamo più forti. I tedeschi erano potenti ma non veloci. Forse avremmo avuto più difficoltà con la Francia. I tedeschi li abbiamo battuti grazie alla superiore velocità. Della finale ricordo i ragazzi che mi buttano in aria, e nei rari momenti di lucidità pensavo al pomeriggio del 19 giugno 1938, quando eravamo tutti nella piazza di Gradisca a sentire la voce di Carosio dagli altoparlanti".
27.1.05
Che noia
Più o meno il copione è sempre lo stesso:
1. Il campione straniero rilascia un'intervista a un giornale del suo paese, dichiarando che si strapperebbe il fegato pur di andare a giocare in un grande club europeo (Real Madrid, la prima scelta, ma anche Barcellona, Arsenal, Manchester Utd., etc.). In alternativa se il giocatore è italiano l'intervista viene concessa al giornale del paese prossima meta del calciatore.
2. Segue "no comment" della società presunta interessata.
3. Segue immediato lo sconcerto del club che stipendia il calciatore: "Non abbiamo ricevuto alcuna offerta, e poi per noi TIZIO è incedibile".
4. Segue smentita del calciatore in questione che si dichiara schifato di certi giornalisti.
5. Segue dichiarazione dell'ex italiano: "Vieni da noi, altro che l'Italia".
6. Segue la cessione (qualche mese dopo) del giocatore alla società che non aveva commentato.
7. Vedremo.
1. Il campione straniero rilascia un'intervista a un giornale del suo paese, dichiarando che si strapperebbe il fegato pur di andare a giocare in un grande club europeo (Real Madrid, la prima scelta, ma anche Barcellona, Arsenal, Manchester Utd., etc.). In alternativa se il giocatore è italiano l'intervista viene concessa al giornale del paese prossima meta del calciatore.
2. Segue "no comment" della società presunta interessata.
3. Segue immediato lo sconcerto del club che stipendia il calciatore: "Non abbiamo ricevuto alcuna offerta, e poi per noi TIZIO è incedibile".
4. Segue smentita del calciatore in questione che si dichiara schifato di certi giornalisti.
5. Segue dichiarazione dell'ex italiano: "Vieni da noi, altro che l'Italia".
6. Segue la cessione (qualche mese dopo) del giocatore alla società che non aveva commentato.
7. Vedremo.
24.1.05
Pugni alzati
Vabbé che il nostro premier per prendere un voto in più venderebbe anche suo figlio, ma mostrarsi in certi atteggiamenti per addolcire la tifoseria del Livorno mi sempra un po' troppo.
(via Manteblog)
21.1.05
Pazzie (mai) viste
Ecco perché a Roma il derby non può essere una partita come le altre.
Si chiamava semplicemente Star Lodz, una tranquilla squadra femminile di pallavolo della A2 polacca. Oggi si chiama "Lazio in B" ed e' diventata una provocazione di un imprenditore italiano: Fabio Della Vida.
Si chiamava semplicemente Star Lodz, una tranquilla squadra femminile di pallavolo della A2 polacca. Oggi si chiama "Lazio in B" ed e' diventata una provocazione di un imprenditore italiano: Fabio Della Vida.
20.1.05
Stadio terrestre
In questi giorni i quotidiani sono pieni di articoli sulla rivoluzione digitale terrestre che si sta abbattendo sul campionato di calcio. In molti credono che la novità ridurrà ulteriormente il numero di persone allo stadio (già calato con l'avvento di Sky). Altri sostengono che in quei paesi dove esiste sia un'offerta satellitare che digitale terrestre ciò non è accaduto. Peccato, però, che "in quei paesi" ci sono degli stadi confortevoli che invogliano ad andare a vedere le partite. Da noi, invece, ti invogliano a sottoscrivere un contratto a vita con Sky, Mediaset o La7.
USA e getta
Tra una decina di giorni, dopo circa un anno di assenza torno negli Stati Uniti. Non vedo l'ora, anche se (con un po' di curiosità a dire il vero) me ne vado a Salt Lake City, come noto, patria dei bushiani mormoni. Per capire se il mio passaporto mi consetirà di atterrare sul suolo americano ho cercato qualche informazione sul sito dell'ambasciata Usa in Italia. E sono arrivato alla seguente massima: Se un paese si dovesse giudicare dagli sport più popolari e dalla qualità dei siti delle sue ambasciate, gli Stati Uniti sarebbero fottuti.
18.1.05
La bistecca e il caviale
Il presidente del Genoa Preziosi, appena saputa la notizia della nascita di un consorzio delle squadre minori per trattare i diritti tv, Umts e Internet ha dichiarato che si tratta di un colpo di stato. In pratica un'ammissione dell'esistenza di un governo che non andrebbe disturbato più di tanto sulle questioni importanti. Temo però che il consorzio possa fare la stessa fine di Gioco Calcio.
Perché se è vero che il caviale sono Juve, Milan e Inter, la bistecca ci vuole tutti i giorni ed è più importante un Bologna-Juventus che un Juventus-Bologna.
Perché se è vero che il caviale sono Juve, Milan e Inter, la bistecca ci vuole tutti i giorni ed è più importante un Bologna-Juventus che un Juventus-Bologna.
17.1.05
Illuminazione
Ci sono arrivato tardi rispetto alle altre persone dotate di un po' di cervello (versione base, quella con almeno 20 neuroni), ma oggi in auto per la prima volta ho realizzato che dalla stagione 2005/06 la maggior parte dei soldi del calcio italiano verranno elargiti a tutti i club di A e B dal proprietario del Milan (Mediaset quindi Berlusconi) e da quello dell'Inter (La7 quindi Tronchetti Provera). Il che non mi sembra proprio normale.
14.1.05
C'avete solo la nebbia (dei fumogeni)
Certo, dopo quello che è successo ieri a Siena (prima, durante e dopo la partita) le mie considerazioni minacciose valgono come il due di briscola. Ma, se posso dire, mi sono proprio stufato di essere indicato come uno che fa parte di quelli che stanno col braccio destro alzato e svastica svolazzante durante l'inno di Mameli, che tirano le monetine a Frisk, che lanciano i petardi a Dida, che fanno sospendere le partite con false morti, che interrompono gare per due volte consecutive nello stesso stadio, contro la stessa squadra e sempre con gli stessi "cazzodifumogeni". Io, così teso durante una partita che se segna la Roma (anche i gol più importanti) non esulto mai per la paura (un po' scaramantica) che gli avversari subito dopo pareggino, non ho niente a che fare con quegli idioti. Come direbbe Biscardi: «Mi dissocio». Ora basta, bisogna che i tifosi perbene (nel senso più alto del termine) si mettano insieme e isolino quei (tanti) che ci fanno ridere dietro e indicare come la peggiore teppa della Terra. Bisogna almeno provarci: poi, se vinceranno loro gli lasceremo lo stadio e il nostro divertimento. Ma prima di arrendermi, perdio, venderò cara la pelle (metaforicamente, s'intende).
13.1.05
Di Canio e le Lecciso
LA VOLGARITA' DI QUESTO CALCIO
Caro direttore, ti scrivo per sapere se puoi consigliarmi: qualcuno mi aiuti infatti, perché comincio ad avere pensieri che non condivido. Primo: mi diverto di meno, la maggior parte delle partite sono brutte, giocate male, raccontate peggio e commentate di schifo. Se le vedo a casa, in tv, intorno alle partite un diluvio di parole vuote e di emozioni false. Inflazione da superlativi e da banalità, tutto è narrato come "straordinario". Falso. Tutto è dipinto come epico. Bugia. Insomma in tv un officiar messa troppo scopertamente a pagamento. E poi i ministri del culto non sanno neanche il latino. Se poi alla tv le rivedo le partite, cioè se guardo e ascolto le trasmissioni sportive, allora vertigine e nausea. Domande senza senso, sempre le stesse. Curiosità senza oggetto. L’importante è aprir bocca, partecipare a uno spettacolo. E sia, ma perché sempre e comunque spettacolo da tre soldi dove l’ignorante e il cafone sono le maschere fisse? In fondo non è colpa di Di Canio se in tv lo hanno cercato, accolto e santificato con le stesso metro e metodo usato per le Lecciso. E’ questa la tv, ad ogni ora del giorno, quando si occupa di calcio si peggiora appena un po’.
Se le vedo allo stadio le partite ho al fianco la retorica stucchevole della "battaglia e dell’onore", oppure le fattezze e le movenze plebee e non popolane dell’informazione mezzo ultrà e mezzo accomodante, come oggi usa ovunque. O ancora spesso e volentieri ho di fronte l’ottusa ingenuità di chi vive per esporre uno striscione sgrammaticato anche nella sua insolenza o la infrangibile demenza di chi spara un petardo, getta una bottiglia e si dice che questa è vita. C’è anche di peggio, c’è chi ci campa su questo ebetismo, raccontando che è identità. E se infine guardo in campo, vedo in netta maggioranza ragazzoni viziati, adulti irresponsabili, fessacchiotti isterici e badilanti del pensiero. Categoria quest’ultima diffusissima tra dirigenti e manager, quasi sia una pre-condizione per accedere.
Due presidenti, tre tv e dieci giornali a discettar e misurar di sputi più o meno motivati. Due società, le più grandi e ricche, a domandare e imporre ossequio alla stampa sportiva. Non che ce ne sia bisogno, sono tutti felici e orgogliosi di fare i maggiordomi. Sono così corrosivi e critici verso il sistema e i suoi protagonisti che, fossero stati alle Maldive il giorno del maremoto, avrebbero argutamente chiesto se l’onda poteva influire sul titolo di campione l’inverno. Una compagnia di giro sedicente informativa così acuta di sguardo e pronta di ingegno che alla vittima dello tsunami, quella vera, avrebbe domandato con il microfono in mano e il sorriso astuto sulle labbra, se l’indomani pensava di far tardi alla gita.
Un Di Canio, oggi lui, ieri un altro, domani un altro ancora, trattato e interpellato come fosse un maestro di vita. Ha vinto un derby, con merito. Ma per il Nobel, né della pace né della letteratura, non concorre, avvertite la stampa. E mazzolatori e mazzieri in giro per ogni dove, negli stadi e nelle città. In fondo omogenei a questa cultura del nulla. E’ il bilancio, stringato, di appena mezza settimana. Qualcuno mi aiuti: il calcio mi piace, voglio continuare a vederlo e a parlarne, ma con tutto questo attorno, mi sento un po’ come il turista che torna a piantar l’ombrellone e il sedere sulla spiaggia dietro la quale ancora raccolgono i morti. Anzi, qualcuno ci aiuti: non sta scritto da nessuna parte che per amare il calcio e di calcio vivere un po’ si debba essere deficienti, volgari, ignoranti e prepotenti. Ma dovunque mi giro, questo è quel che c’è, quel che è stato piantato intorno e dentro il calcio. Anche nel resto del mondo va in fondo così, ma non è una gran consolazione, posso infatti prendere le distanze dal mondo, ma dalla partita come faccio?
Mino Fuccillo, Il Romanista, 13 gennaio 2005
Caro direttore, ti scrivo per sapere se puoi consigliarmi: qualcuno mi aiuti infatti, perché comincio ad avere pensieri che non condivido. Primo: mi diverto di meno, la maggior parte delle partite sono brutte, giocate male, raccontate peggio e commentate di schifo. Se le vedo a casa, in tv, intorno alle partite un diluvio di parole vuote e di emozioni false. Inflazione da superlativi e da banalità, tutto è narrato come "straordinario". Falso. Tutto è dipinto come epico. Bugia. Insomma in tv un officiar messa troppo scopertamente a pagamento. E poi i ministri del culto non sanno neanche il latino. Se poi alla tv le rivedo le partite, cioè se guardo e ascolto le trasmissioni sportive, allora vertigine e nausea. Domande senza senso, sempre le stesse. Curiosità senza oggetto. L’importante è aprir bocca, partecipare a uno spettacolo. E sia, ma perché sempre e comunque spettacolo da tre soldi dove l’ignorante e il cafone sono le maschere fisse? In fondo non è colpa di Di Canio se in tv lo hanno cercato, accolto e santificato con le stesso metro e metodo usato per le Lecciso. E’ questa la tv, ad ogni ora del giorno, quando si occupa di calcio si peggiora appena un po’.
Se le vedo allo stadio le partite ho al fianco la retorica stucchevole della "battaglia e dell’onore", oppure le fattezze e le movenze plebee e non popolane dell’informazione mezzo ultrà e mezzo accomodante, come oggi usa ovunque. O ancora spesso e volentieri ho di fronte l’ottusa ingenuità di chi vive per esporre uno striscione sgrammaticato anche nella sua insolenza o la infrangibile demenza di chi spara un petardo, getta una bottiglia e si dice che questa è vita. C’è anche di peggio, c’è chi ci campa su questo ebetismo, raccontando che è identità. E se infine guardo in campo, vedo in netta maggioranza ragazzoni viziati, adulti irresponsabili, fessacchiotti isterici e badilanti del pensiero. Categoria quest’ultima diffusissima tra dirigenti e manager, quasi sia una pre-condizione per accedere.
Due presidenti, tre tv e dieci giornali a discettar e misurar di sputi più o meno motivati. Due società, le più grandi e ricche, a domandare e imporre ossequio alla stampa sportiva. Non che ce ne sia bisogno, sono tutti felici e orgogliosi di fare i maggiordomi. Sono così corrosivi e critici verso il sistema e i suoi protagonisti che, fossero stati alle Maldive il giorno del maremoto, avrebbero argutamente chiesto se l’onda poteva influire sul titolo di campione l’inverno. Una compagnia di giro sedicente informativa così acuta di sguardo e pronta di ingegno che alla vittima dello tsunami, quella vera, avrebbe domandato con il microfono in mano e il sorriso astuto sulle labbra, se l’indomani pensava di far tardi alla gita.
Un Di Canio, oggi lui, ieri un altro, domani un altro ancora, trattato e interpellato come fosse un maestro di vita. Ha vinto un derby, con merito. Ma per il Nobel, né della pace né della letteratura, non concorre, avvertite la stampa. E mazzolatori e mazzieri in giro per ogni dove, negli stadi e nelle città. In fondo omogenei a questa cultura del nulla. E’ il bilancio, stringato, di appena mezza settimana. Qualcuno mi aiuti: il calcio mi piace, voglio continuare a vederlo e a parlarne, ma con tutto questo attorno, mi sento un po’ come il turista che torna a piantar l’ombrellone e il sedere sulla spiaggia dietro la quale ancora raccolgono i morti. Anzi, qualcuno ci aiuti: non sta scritto da nessuna parte che per amare il calcio e di calcio vivere un po’ si debba essere deficienti, volgari, ignoranti e prepotenti. Ma dovunque mi giro, questo è quel che c’è, quel che è stato piantato intorno e dentro il calcio. Anche nel resto del mondo va in fondo così, ma non è una gran consolazione, posso infatti prendere le distanze dal mondo, ma dalla partita come faccio?
Mino Fuccillo, Il Romanista, 13 gennaio 2005
12.1.05
Biscardi teppista
Chissà se qualcuno dopo questa ricerca su violenza negli stadi e trasmissioni calcistiche abbasserà i toni. Non credo.
In media, ogni 25 secondi qualcuno si mette a urlare, ogni 50 scoppia una zuffa, ogni 40 compaiono gesti e atteggiamenti di intolleranza, ogni 3 minuti parte un insulto.
In media, ogni 25 secondi qualcuno si mette a urlare, ogni 50 scoppia una zuffa, ogni 40 compaiono gesti e atteggiamenti di intolleranza, ogni 3 minuti parte un insulto.
Ultimo stadio
Apprendo dall'ottimo Fulvio Bianchi su Repubblica che lo stadio Olimpico di Roma, nel caso l'Italia dovesse ospitare gli Europei di calcio del 2012, non richiederebbe grossi lavori per poter ospitare la finale. L'unico problema è che gli spettatori di curve e distinti, come succede ora, non vedrebbero la partita a causa della "utilizzatissima" pista d'atletica.
11.1.05
Inutili classifiche
Che senso ha una classifica, come quella dell'International Federation of Football History and Statistics, in cui il Valencia sarebbe il club più forte del 2004? Il Porto che ha vinto scudetto, Champions League, Coppa Intercontinentale, non è ancora stato eliminato dalla Coppa dei Campioni di quest'anno ed è ai primi posti del suo campionato è solo nono. E poi la Juventus che non ha vinto niente è davanti al Milan (che è a pari punti con il Newcastle), il Manchester Utd (come la Juve) prima dell'Arsenal (scudetto) e il Real Madrid dieci posizioni sopra il Barcellona.
Le prime dieci posizioni:
1. Valencia
2. Boca Juniors
3. Manchester United
4. Real Madrid
5. Arsenal
6. Juventus
7. Santos
8. Monaco
9. Porto
10. Newcastle e Milan
Le prime dieci posizioni:
1. Valencia
2. Boca Juniors
3. Manchester United
4. Real Madrid
5. Arsenal
6. Juventus
7. Santos
8. Monaco
9. Porto
10. Newcastle e Milan
Al solito
I motivi per cui Simoni è stato esonerato non li condivido ma mi sono piuttosto chiari: il Siena giocava maluccio e ha una classifica pietosa. Quello che non riesco proprio a capire è invece la cacciata di Colomba. Il Livorno ha gli stessi punti di Chievo e Bologna, è a 4 punti dalla zona salvezza, non gioca poi così male e ha una squadra (a parte un paio di elementi) di pippe patentate. Certo, Donadoni è bravo ma ce la farà a gestire una situazione simile alla sua prima panchina in serie A?
7.1.05
Chiuso per lutto
A causa di un fascista laziale (che c'è di peggio?) questo esercizio rimane chiuso per oggi.
P.s.: Dopo aver smesso di piangere qualche minuto fa, a mente lucida (si fa per dire), ho fatto una piccola disamina tattica. Se hai contro Giannichedda (che è un centrocampista) come difensore centrale, non è meglio schierare una punta pesante di ruolo (Corvia, Mido), così da imporgli di marcare da difensore, lui che difensore non è? Di solito infatti è abituato a occuparsi di centrocampisti offensivi, trequartisti e seconde punte come Mancini, Totti e Cassano.
6.1.05
Epifania, chi porti via?
La befana vien di notte
Con le scarpe tutte rotte
La calzetta ho già richiesto
Non farmi vivere un derby mesto
La vecchia risponde non sarà mai
Potrai vederlo stasera su Sky
E allora io preparo i botti
Sperando in fondo che segni Totti
Ma andrebbe bene anche Leo Cufrè
Con una gran prodezza, in tuffo, di cranio
Per non pensare alla cosa più bella che c’è
Mentre allo 0-0 tutti pensano allo stadio
E che un punto a volte è meglio di tre
Arriva al 90° l’autogol del britsh Di Canio
Con le scarpe tutte rotte
La calzetta ho già richiesto
Non farmi vivere un derby mesto
La vecchia risponde non sarà mai
Potrai vederlo stasera su Sky
E allora io preparo i botti
Sperando in fondo che segni Totti
Ma andrebbe bene anche Leo Cufrè
Con una gran prodezza, in tuffo, di cranio
Per non pensare alla cosa più bella che c’è
Mentre allo 0-0 tutti pensano allo stadio
E che un punto a volte è meglio di tre
Arriva al 90° l’autogol del britsh Di Canio
5.1.05
Menti da derby
In attesa di sapere se per qualche mese verrò o meno schernito dagli amici (ma domani no, eh) della Lazio, l'unico commento che mi viene da fare, prima di entrare in ritiro questa sera, è che il derby a distanza tra i due neuroni di Di Canio e quegli altri due di Totti dimostra come la stracittadina romana sia tornata piccola e povera. Come ai tempi di Bacci e Bonacina, Sclosa e Berthold, Radice e Materazzi (padre); e SICURAMENTE vincerà la Lazio.
3.1.05
Mussi littori
Secondo Repubblica quest'uomo sta per diventare presidente del Chievo Verona. Nel frattempo, però, è candidato-presidente alla Regione Lombardia con il Nuovo MSI-Destra Nazionale.
«Ho intenzione di impegnarmi fortemente sulla sanità, partendo dal presupposto che il cancro e altre malattie gravi sono già sconfitte, ma per interessi maggiori non vogliono farlo sapere».
E poi dicono che il doping alla Juventus non ha portato alcun effetto collaterale.
Senza tinte
Ok che per Lotito, il calcio deve tornare didascalico e ricco di valori, ma Papadopulo ha preso il suo presidente troppo sul serio, optando per un look più moralizzato. Qui la precendente versione mogano.
Iscriviti a:
Post (Atom)