13.1.05

Di Canio e le Lecciso

LA VOLGARITA' DI QUESTO CALCIO

Caro direttore, ti scrivo per sapere se puoi consigliarmi: qualcuno mi aiuti infatti, perché comincio ad avere pensieri che non condivido. Primo: mi diverto di meno, la maggior parte delle partite sono brutte, giocate male, raccontate peggio e commentate di schifo. Se le vedo a casa, in tv, intorno alle partite un diluvio di parole vuote e di emozioni false. Inflazione da superlativi e da banalità, tutto è narrato come "straordinario". Falso. Tutto è dipinto come epico. Bugia. Insomma in tv un officiar messa troppo scopertamente a pagamento. E poi i ministri del culto non sanno neanche il latino. Se poi alla tv le rivedo le partite, cioè se guardo e ascolto le trasmissioni sportive, allora vertigine e nausea. Domande senza senso, sempre le stesse. Curiosità senza oggetto. L’importante è aprir bocca, partecipare a uno spettacolo. E sia, ma perché sempre e comunque spettacolo da tre soldi dove l’ignorante e il cafone sono le maschere fisse? In fondo non è colpa di Di Canio se in tv lo hanno cercato, accolto e santificato con le stesso metro e metodo usato per le Lecciso. E’ questa la tv, ad ogni ora del giorno, quando si occupa di calcio si peggiora appena un po’.

Se le vedo allo stadio le partite ho al fianco la retorica stucchevole della "battaglia e dell’onore", oppure le fattezze e le movenze plebee e non popolane dell’informazione mezzo ultrà e mezzo accomodante, come oggi usa ovunque. O ancora spesso e volentieri ho di fronte l’ottusa ingenuità di chi vive per esporre uno striscione sgrammaticato anche nella sua insolenza o la infrangibile demenza di chi spara un petardo, getta una bottiglia e si dice che questa è vita. C’è anche di peggio, c’è chi ci campa su questo ebetismo, raccontando che è identità. E se infine guardo in campo, vedo in netta maggioranza ragazzoni viziati, adulti irresponsabili, fessacchiotti isterici e badilanti del pensiero. Categoria quest’ultima diffusissima tra dirigenti e manager, quasi sia una pre-condizione per accedere.

Due presidenti, tre tv e dieci giornali a discettar e misurar di sputi più o meno motivati. Due società, le più grandi e ricche, a domandare e imporre ossequio alla stampa sportiva. Non che ce ne sia bisogno, sono tutti felici e orgogliosi di fare i maggiordomi. Sono così corrosivi e critici verso il sistema e i suoi protagonisti che, fossero stati alle Maldive il giorno del maremoto, avrebbero argutamente chiesto se l’onda poteva influire sul titolo di campione l’inverno. Una compagnia di giro sedicente informativa così acuta di sguardo e pronta di ingegno che alla vittima dello tsunami, quella vera, avrebbe domandato con il microfono in mano e il sorriso astuto sulle labbra, se l’indomani pensava di far tardi alla gita.

Un Di Canio, oggi lui, ieri un altro, domani un altro ancora, trattato e interpellato come fosse un maestro di vita. Ha vinto un derby, con merito. Ma per il Nobel, né della pace né della letteratura, non concorre, avvertite la stampa. E mazzolatori e mazzieri in giro per ogni dove, negli stadi e nelle città. In fondo omogenei a questa cultura del nulla. E’ il bilancio, stringato, di appena mezza settimana. Qualcuno mi aiuti: il calcio mi piace, voglio continuare a vederlo e a parlarne, ma con tutto questo attorno, mi sento un po’ come il turista che torna a piantar l’ombrellone e il sedere sulla spiaggia dietro la quale ancora raccolgono i morti. Anzi, qualcuno ci aiuti: non sta scritto da nessuna parte che per amare il calcio e di calcio vivere un po’ si debba essere deficienti, volgari, ignoranti e prepotenti. Ma dovunque mi giro, questo è quel che c’è, quel che è stato piantato intorno e dentro il calcio. Anche nel resto del mondo va in fondo così, ma non è una gran consolazione, posso infatti prendere le distanze dal mondo, ma dalla partita come faccio?

Mino Fuccillo, Il Romanista, 13 gennaio 2005

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E' interessante notare come i romanisti, e te non credo faccia eccezione, mettano in mezzi i massimi sistemi una volta perso un derby: saluti romani (concordo siano schifosi), violenza mediatica, poco buon gioco nel mondo calcio escono infatti proprio in conicidenza di un derby perso.

Con affetto consiglio te e i tuoi amichetti della roma di fare come facciamo noi bravi laziali quando perdiamo un derby: rosicare in silenzio e prendersi gli sfottò.

p.s. il gol (e qui parliamo di calcio) di Di Canio al derby era un bellissimo gol e da buon laziale non posso che goderne. Anche se Di Canio non sarà MAI la mia bandiera (Nesta e Nedved lo erano ma i tempi sono, purtroppo, cambiati) ho goduto in modo particolare: so cosa rappresenta per voi (il peggio della lazialità), so come ha provocato Totti prima del derby, e quindi so che un gol preso da lui per voi vale doppio.

Sempre con affetto

Federico Ferrazza ha detto...

Hai ragione, sono d'accordo con te (a parte lo straordinario gol di Di Canio): ci sono alcuni tifosi che a differenza di altri non sanno perdere (anche se dagli errori arbitrali dello scorso anno sono nati parecchi alibi). Peccato, che qui sopra si parli di tutt'altro.

p.s.: Lo sai benissimo: un giorno sì e l'altro pure parlo male della curva fascista della Roma, del poco buon gioco del calcio italiano, della violenza mediatica e del fatto che mi piacerebbe un'altra atmosfera allo stadio e nel calcio in generale. E' interessante notare che tu ci fai caso solo quando la Lazio vince il derby.

Con ancora più affetto