26.3.04

Pregi e difetti del 4-2-3-1

Premetto: i moduli con più di tre linee mi piacciono poco. Trovo che allunghino inutilmente la squadra impedendo, per esempio, di fare un buon pressing. La cosa che però mi piace di meno del 4-2-3-1 (uno dei moduli che sta andando per la maggiore da qualche anno a questa parte) è la sua staticità. A meno che non si abbiano dei grandi terzini (vedi Real Madrid) non si riescono a effettuare delle sovrapposizioni efficaci. Il rischio, nel farle, poi, è quello di rimanere scoperti perché il calciatore che fa da birillo, cioè quello intorno a cui il terzino gira, è solitamente un giocatore offensivo che il più delle volte non copre il compagno che sale. Se la giocata è fatta male, quindi, si corre il pericolo di lasciare scoperta un’intera fascia. L’alternativa è quella di giocare con i terzini “bloccati”, un po’ come succede con chi fa il 4-4-2 con due ali molto offensive, ma si elimina la possibilità di andare 2 contro 1 sulla fascia. E non è poco.

Nonostante questo, penso che il 4-2-3-1 quando si hanno dei giocatori (molto) bravi tecnicamente non sia un modulo da buttare via. Soprattutto quando la squadra non è organizzata al meglio tatticamente. Ne è un esempio il già citato Real Madrid, ma anche molte nazionali (che non hanno il tempo di provare e riprovare schemi e moduli) tra cui la Francia campione del mondo e d’Europa e, nel nostro piccolo, l’Italia che da quando ha adottato il 4-2-3-1 va decisamente meglio. Questo perché con poca organizzazione di gioco i terzini rimangono bloccati dietro (lo stesso Zambrotta spinge di meno in Nazionale), due centrocampisti proteggono la difesa e con quattro giocatori (tre mezze punte più un centravanti) è possibile mettere in difficoltà le difese avversarie. In questo caso, dunque, penso che il 4-2-3-1 sia migliore, per esempio, di un 4-4-2 statico in cui, senza movimento, le punte rimangono scollegate dal resto della squadra. E quindi molto poco pericolose.

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