28.5.04

Bravo o vincente?

Già me li immagino i titoli dei giornali di domani: "Capello ha scelto la Juve per tornare a vincere". O viceversa. Beh, effettivamente i numeri sono dalla parte dell'uomo di Pieris: sei scudetti in dieci anni, tre finali di Champions League (una vinta), due finali di Coppa Intercontinentale (nessuna vinta) e una serie di supercoppe. Quello che si dice insomma un allenatore vincente. Ma anche bravo? Sì perché a volte le due cose, vincente e bravo, non vanno a braccetto.

Il grande interrogativo infatti è: un altro allenatore con a disposizione quelle squadre avrebbe vinto tanto? Io una risposta ce l'ho, ma vediamo di analizzare una per una le tre grandi esperienze professionali di Don Fabio, da mister s'intende.

Milan
Quando arrivò, la storia racconta che decise di adottare una difesa a tre con Baresi libero, Tassotti e Costacurta marcatori e Maldini spostato a centrocampo. La squadra gli fece però subito notare che forse non era il caso e tornò sulle sue decisioni. Una fortuna: ripassando al modulo-Sacchi vinse tutto quello che vinse. Mi permetto solo di sottolineare, che in quegli anni, il Milan aveva semplicemente i giocatori più forti (arrivati prima dell'avvento di Capello) e i principali avversari erano l'Inter di Ruben Sosa e Fontolan, il Parma di Melli e Osio o la Juve della seconda era Trapattoni. La sua prima vera campagna acquisti portò Andersson, Bogarde, Ziege, Ba, Reiziger, Kluivert, Smoje, Cardone, Cruz, Maini (fenomeni? non credo) e poi bocciò Davids.

Real Madrid
Capello va ancora fiero di aver allenato un giocatore del calibro di Raul. Ma si ricorda dove lo faceva giocare? Raul era l'esterno sinistro di un centrocampo a quattro: davanti giocavano Suker e Mihajtovic. Nonostante questo vinse il campionato (complimenti) ma era ancora il tempo in cui lo scudetto se lo giocavano solo Real e Barça. Forse la sua esperienza migliore, anche perché il Barcellona aveva ancora gente come Figo e Ronaldo.

Roma
Ha il merito di essere l'allenatore del terzo scudetto (18 anni dopo il secondo). Ma il primo anno, rispetto alla stagione precedente (c'era Zeman), ebbe a disposizione in più Montella (voluto dal boemo), C. Zanetti, Nakata, Assunçao (voluto da lui per sostituire Di Biagio) e Gurenko ("un vero talento", disse) e arrivò quinto anziché quarto come fece Zeman. L'anno dopo, come detto, vinse lo scudetto ma con Batistuta, Emerson e Samuel (accordatosi con la Roma già ai tempi di Zdenek). Seguono tre stagioni in cui rispettivamente perde lo scudetto pareggiando o perdendo con le ultime 4-5 squadre del campionato, arriva ottavo e secondo dietro il Milan dei record.

Conclusioni
Dopo quest'analisi (di parte: se non si è capito, Capello non mi è mai piaciuto più di tanto) penso di poter dire che molti altri allenatori (De Biasi in testa: è quello che tra gli italiani al momento mi intriga maggiormente) avrebbero vinto altrettanto, se non di più, con quei giocatori a disposizione. E poi non mi sembra una carriera così piena di eccellenti scelte tattiche e tecniche. Ecco perchè ritengo che Capello non sia un bravo mister. Vincente sì, ma bravo proprio no.

Nessun commento: