Sabato era una bella giornata a Roma. Così ho deciso di farmi una passeggiata per raggiungere la nuova libreria Feltrinelli aperta da poco vicino casa. Quando l'ho vista per la prima volta (un mese fa, circa) ho pensato che era un sogno, visto che da noi (zona Garbatella-San Paolo) le librerie di qualità non abbondano, anzi.
Quando vi sono entrato due giorni fa, però, mi sono in parte ricreduto. La quantità e qualità dei libri non scarseggiano: è in linea con gli altri punti vendita come quello di Piazza Argentina da cui mi rifornisco sempre. Ma gli spazi sono veramente organizzati male. Libri, cd, articoli di cartoleria e videogame tutti insieme.
Ora, non voglio fare il purista (anche perché non lo sono) ma scegliere un libro insieme a ragazzini/e (e non solo) che urlano di fronte un joystick della Playstation o l'ultimo cd di Nek non è il massimo, soprattutto se a offrirtelo è un grosso marchio come Feltrinelli (che a viale Marconi, zona più popolare rispetto al centro, a detta del responsabile vendite ha dovuto puntare su prodotti più consumer di un libro come le console).
Non lo scopro certo io, la convergenza dell'industria editoriale con quella delle Tlc, dell'It e dell'intrattenimento sta di certo portando notevoli benefici nella diffusione del sapere. Ma credo che i punti vendita tradizionali (sul web, ovviamente, è un'altra storia) debbano essere organizzati in modo che le tipologie di prodotto rimangano separate. Una libreria non è come un supermercato dove il più delle volte l'utente della pancetta ha bisogno anche del detersivo o dei piatti di plastica.
Quando vi sono entrato due giorni fa, però, mi sono in parte ricreduto. La quantità e qualità dei libri non scarseggiano: è in linea con gli altri punti vendita come quello di Piazza Argentina da cui mi rifornisco sempre. Ma gli spazi sono veramente organizzati male. Libri, cd, articoli di cartoleria e videogame tutti insieme.
Ora, non voglio fare il purista (anche perché non lo sono) ma scegliere un libro insieme a ragazzini/e (e non solo) che urlano di fronte un joystick della Playstation o l'ultimo cd di Nek non è il massimo, soprattutto se a offrirtelo è un grosso marchio come Feltrinelli (che a viale Marconi, zona più popolare rispetto al centro, a detta del responsabile vendite ha dovuto puntare su prodotti più consumer di un libro come le console).
Non lo scopro certo io, la convergenza dell'industria editoriale con quella delle Tlc, dell'It e dell'intrattenimento sta di certo portando notevoli benefici nella diffusione del sapere. Ma credo che i punti vendita tradizionali (sul web, ovviamente, è un'altra storia) debbano essere organizzati in modo che le tipologie di prodotto rimangano separate. Una libreria non è come un supermercato dove il più delle volte l'utente della pancetta ha bisogno anche del detersivo o dei piatti di plastica.
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